MILANO - Il termine “Deep Learning” è oggi sulla bocca di tutti. Ma cos’è questa tecnologia, e come può aiutarci nella vita quotidiana? Partiamo dagli albori, precisamente dal 1957, quando il deep learning vide la luce.
Si scoprì infatti in quell’anno che attraverso algoritmi matematici si poteva istruire un sistema in modo che potesse dare soluzioni a problemi semplici. Dopo una prima fase entusiastica, nella quale fiorirono le basi della cibernetica, gli studi vennero progressivamente abbandonati, visto che l’addestramento degli algoritmi richiedeva risorse di calcolo enormi, inoltre la tecnologia si era dimostrata inefficace per comprendere compiti complessi. Fu pertanto considerata una tecnologia morta.
Una possibile soluzione poteva essere quella di emulare il cervello umano, dove diversi processi vengono eseguiti simultaneamente a vari livelli. Purtroppo le risorse computazionali per far “girare” un algoritmo su più livelli non erano disponibili.
Dal 2000 in poi invece si è cominciato a disporre di microprocessori capaci di supportare centinaia di processi contemporanei, tale da simulare i neuroni del cervello umano. Oggi un programma ad apprendimento neurale “Deep Learning” è in grado di digerire contemporaneamente e riciclare gli stessi dati fino ad arrivare ad una risposta soddisfacente. Ovviamente più progredisce l’industria dei microprocessori, più compiti complessi potranno essere risolti dalle macchine.
Alberto Patella - Key Account Geovision GVision Italia, approfondisce il tema nel suo interessante articolo, in cui si sofferma anche sulle prospettive di questa tecnologia.
Per proseguire la lettura: https://www.secsolution.com/articolo.asp?id=821
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