ROMA - Con l'importante finalità di garantire la salute pubblica dei cittadini rispetto al rischio di contagio da Coronavirus, è possibile accettare un piccolo sacrificio in tema di privacy, pur nel rispetto dei princìpi di proporzionalità e minimizzazione dei dati stabiliti dal GDPR.
La Protezione civile può quindi ricorrere alla tracciatura dei telefoni e alle geolocalizzazioni per riuscire a ricostruire le “catene” dei contagi e quindi attuare in modo più preciso ed efficace misure di contenimento. Si deduce tale ipotesi da un provvedimento di carattere generale del Garante privacy, Antonello Soro, in riferimento all’ordinanza urgente del Dipartimento guidato da Angelo Borrelli. Lo stesso Soro indica che, con il concludersi di questo autentico stato di emergenza legata al Covid-19, termineranno anche queste deroghe.
Nel provvedimento, il Garante spiega che “le disposizioni contenute nell’ordinanza risultano idonee a rispettare le garanzie previste dalla normativa in materia di protezione dei dati personali nel contesto di una situazione di emergenza”. Il Garante prosegue indicando che: “alla scadenza del termine dello stato di emergenza, siano adottate da parte di tutte le Amministrazioni coinvolte negli interventi di protezione civile di cui all’ordinanza, misure idonee a ricondurre i trattamenti di dati personali effettuati nel contesto dell’emergenza, all’ambito delle ordinarie competenze e delle regole che disciplinano i trattamenti di dati personali in capo a tali soggetti”.
Merita un accenno uno strumento molto comune per il controllo della temperatura corporea delle persone, indicatore importante per accertare un possibile contagio da Coronavirus: il termoscanner. Negli aeroporti si osserva abitualmente l’utilizzo di questo strumento. In questo caso il Garante privacy non è stato interpellato perché non si tratta di un dispositivo che registri e rilevi dati sensibili.
(Fonte: https://www.privacyitalia.eu/)
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