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W la Privacy

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Anche le app più comuni possono essere armi per spiare e fare stalking

07/08/2019

MILANO - Il tempo di scaricare una normalissima app dallo store o di compiere una rapida ricerca su Google ed è possibile sapere tutto quello che fa il proprio o la propria partner attraverso il suo telefonino. Quella che era una ritenuta una "cosa da spie", sottolineano gli esperti del Citizen Lab dell'università di Toronto in un rapporto intitolato "Il predatore nella tua tasca", è ormai così comune che questi software hanno preso il nome di "stalkerware", e sono coinvolti nella quasi totalità dei casi di violenza domestica.

Nello stesso documento si legge che una ricerca canadese ha trovato che il 98% dei colpevoli di violenza nei confronti del partner aveva usato la tecnologia per intimidire o minacciare la vittima e il 72% aveva hackerato le email e gli account dei social delle donne. Simili percentuali sono state trovate da altre ricerche in Australia e Usa.

In tutti questi casi non viene però perseguito chi ha messo a disposizione la app, spesso pubblicizzata come applicazione innocua finalizzata ad esempio al controllo dei figli o dei dipendenti.

“Il fenomeno ha un'ampia diffusione anche da noi”, commenta Nicola Bernardi, direttore di Federprivacy, associazione che riunisce gli esperti del settore. “Si pensi che ci sono già delle sentenze della Cassazione che citano questo tipo di app. Spesso però i produttori sono su server esteri, oppure mettono un avviso nei termini di accettazione del servizio in cui chi installa la app si impegna a usarla solo per fini legali, e questo basta”.

I metodi per spiare sono diversi, sottolinea Bernardi. Ci sono decine di app semplicemente scaricabili dagli store, che una volta installate sul telefono della partner non sono visibili se non attraverso un antivirus. Chi ha dimestichezza con il deep web può invece trovarne di più sofisticate, irrintracciabili. “Ma al giorno d'oggi tutto può diventare un mezzo per spiare - sottolinea l'esperto - si pensi alle app per trovare la propria auto, che molte case costruttrici ormai forniscono di default, o a quelle per trovare il telefono. C'è ormai una miriade di app che può essere usata per spiare, e l’internet delle cose peggiorerà la situazione”.

“Per difendersi innanzitutto bisogna installare un antivirus, scegliendone uno affidabile e a pagamento, anche perché spesso quelli gratuiti sono poco aggiornati, o addirittura nascondono software spia. Poi il cambiamento deve anche essere culturale, bisogna valutare attentamente le conseguenze di tutto ciò che si installa".

Dal punto di vista legale, conclude Bernardi, le autorità regolatorie si stanno muovendo. “La tendenza è sempre di più a considerare chi gestisce gli store come responsabile delle app che vi sono presenti. Questo è probabilmente l'unico modo per intervenire, anche se ci sono diverse difficoltà da superare”.     


maggiori informazioni su:
www.fedeprivacy.org



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