LODI - Il purtroppo diffuso malcostume di alcuni dipendenti che timbrano il cartellino anche per colleghi assenti, può essere debellato con l’introduzione di rilevatori di presenza basati su un sistema di riconoscimento biometrico. In una fase critica per l’economia italiana e in un momento in cui le parole d’ordine sono tagli alla spesa e aumento della produttività, suscitano un certo scalpore le non inusuali notizie riguardanti l’abbandono temporaneo del posto di lavoro in molte strutture pubbliche, in cui alcuni impiegati “strisciano” il badge di colleghi assenti, per simularne la presenza al lavoro. I sistemi di rilevazione presenze basati sul riconoscimento biometrico come quelli di Zucchetti potrebbero evitare simili comportamenti.
Tutelano il dipendente perché la loro modalità di funzionamento non prevede la generazione di banche dati centralizzate di impronte digitali, ma la codifica dell’impronta in modalità alfanumerica e la sua memorizzazione sul badge nell’esclusiva disponibilità del lavoratore. “I terminali di rilevazione presenze basati sulla biometria sono già utilizzati da tempo in tutto il mondo, soprattutto Negli Stati Uniti, non solo per il controllo accessi, ma anche per la rilevazione presenze” – dichiara Domenico Uggeri, vicepresidente Zucchetti. Uggeri fa però notare che in Italia il Garante della Privacy giudica questa tecnologia “sproporzionata” rispetto alla necessità per l’ente pubblico o l’azienda di verificare l’effettiva presenza del dipendente sul luogo di lavoro. L'azienda lombarda ha già pronti da anni rilevatori biometrici rispettosi della privacy del dipendente ma in grado al tempo stesso di garantirne la reale presenza al momento della timbratura. La legge non ne ha però ancora consentito l’utilizzo.
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