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La privacy nelle intercettazioni diventa legge

05/01/2018

ROMA - E' legge la nuova disciplina sulle intercettazioni "non penalmente rilevanti". Si intendono così quelle intercettazioni che il giudice ritiene inutili ai fini del processo. Obiettivo della legge è tutelare tre interessi costituzionalmente riconosciuti, ma tra loro in conflitto: il diritto alla privacy (dei cittadini), il diritto all’informazione (tramite i media), il dovere di indagare (della magistratura).

"Ora - commenta il ministro della Giustizia, Andrea Orlando - abbiamo un quadro più chiaro delle conversazioni che vanno tolte dai fascicoli perché non hanno rilevanza penale e vanno distrutte". In sintesi, secondo Orlando, le intercettazioni devono servire "per contrastare la criminalità" e non come "strumento per alimentare i pettegolezzi".

Diventa reato la "diffusione di riprese e registrazioni di comunicazioni fraudolente», fatto salvo il diritto all’autodifesa, cioè registrare una propria conversazione a fini processuali, e il diritto di cronaca. Qualora un’intercettazione sia ritenuta "non penalmente rilevante" non dovrà mai vedere la luce. Complesso il sistema per garantirne la segretezza: innanzitutto se ne vieta perfino la trascrizione, anche sommaria, onde non vi sia nessun documento in circolazione. La polizia deve informare il pm e indicare solo la data, l’ora e il dispositivo.

È prevista una procedura in due fasi: inizialmente ci sarà il deposito delle conversazioni e delle comunicazioni (con possibilità per gli avvocati di ascoltare il materiale entro 10 giorni, senza possibilità di averne copia), successivamente l’acquisizione di quelle rilevanti e utilizzabili. Le altre, quelle irrilevanti e inutilizzabili, finiranno in un archivio riservato di cui sarà responsabile il pubblico ministero, da dove potranno essere recuperate in un secondo momento, nel caso in cui le si ritenessero utili al processo.

Il nuovo sistema in pratica scontenta tutti: i magistrati, perché ritengono impossibile che un singolo magistrato possa ascoltare migliaia di registrazioni e quindi, alla fine, il vero potere "di vita e di morte" su un'intercettazione lo avrà la polizia. "Si poteva fare di meglio - sostiene il presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte. Il sistema scontenta anche i penalisti, in quanto "non dare copie agli avvocati di tutto il materiale intercettato è un vulnus. Per tutelare privacy e riservatezza, si è scelto di limitare fortemente il diritto di difesa".

Infine i giornalisti: "Non tutto ciò che è rilevante per soddisfare il diritto dei cittadini ad essere informati - sostiene il sindacato Fnsi - ha necessariamente rilevanza penale, ma i giornalisti hanno il dovere di pubblicare tutte le notizie di interesse pubblico".

 


maggiori informazioni su:
www.federprivacy.it



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