ROMA - La vulnerabilità. É questa la caratteristica posseduta da una grande percentuale dei sistemi informativi delle aziende, caratteristica che compromette la tutela della privacy e il patrimonio aziendale fondato sulle informazioni. A metterla in luce è un recente sondaggio condotto da Ponemon Institute, società di ricerca specializzata nella sicurezza su internet. Il sondaggio è stato rivolto a 2.400 amministratori di sicurezza IT e ha evidenziato che circa il 77% delle aziende intereressate dall'inchiesta ha sperimentato nell'ultimo anno di lavoro almeno una volta la perdita dei propri dati. A subire le conseguenze di queste perdite, in base a tali risultati, sono i clienti (52%), quindi la proprietà intellettuale (33%). Circa 1/3 dei dati perduti riguardano infine i dipendenti, con evidenti ripercussioni sulla loro privacy (31%). I piani aziendali (16%) sono i meno colpiti, e forse il dato conferma che le aziende sono consapevoli del valore delle loro politiche e strategie aziendali e non trascurano di tutelarlo.
Secondo quanto emerge dall'indagine, sembrano vari i fattori responsabili del fenomeno: primo posto a smarrimenti o furti, seguiti da autentici attacchi alla rete, quindi l'impiego di dispositivi mobili non completamente affidabili. Applicazioni Web 2.0 e file-sharing sono altri fattori negativi, tra i quali appare anche l'invio di email a indirizzi non corretti. L'indagine indica anche come il 49% delle aziende sia convinto che il personale non presti la dovuta attenzione alla tutela della sicurezza dei dati, anche se non sempre chi opera in azienda pare convinto dell'importanza della formazione, necessaria per capire quanto sia essenziale la tutela della privacy nel trattamento di questi stessi dati. Molti considerano ancora la formazione un ostacolo alla produttività se non addirittura una perdita di tempo, o una sorta di adempimento burocratico.
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