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W la Privacy

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Nuove regole europee sulla privacy: servono 45mila esperti

07/06/2017

MILANO - La privacy disegnata da Bruxelles aggiungerà un tassello importante al futuro mercato unico digitale, permettendo a tutti i cittadini europei di vivere tranquillamente il trattamento dei propri dati personali e alle aziende di guadagnare credibilità e ridurre i contenziosi. Questo è l’obiettivo del regolamento dell’Unione europea entrato in vigore un anno fa, e pienamente applicabile da maggio 2018, che sta facendo sudare freddo i manager delle aziende e delle Pubbliche amministrazioni.

Le sanzioni previste dall’UE, che arrivano fino al 4% del fatturato annuo di gruppo, giustificano lo spavento di fronte agli obblighi di trattamento delle informazioni e di governance imposti. Avrebbero dovuto favorire la corsa a mettersi in regola, così non è stato. In Italia, segnalano gli Osservatori digital innovation, solo 9 imprese su 100 hanno avviato un progetto organico di recepimento della normativa. Il ritardo è evidente e il tempo stringe. Un rapporto di CA Technologies prevede addirittura che fra 12 mesi solo il 46% delle aziende europee sarà conforme con il regolamento.

Tra gli obblighi di molte società e autorità pubbliche, principalmente quelle che trattano e monitorano sistematicamente dati su larga scala, rientra la nomina di un data protection officer (dpo). Un esperto di privacy che avrà il compito di sorvegliare l’osservanza delle previsioni legislative, fornendo consulenza e cooperando con le autorità di controllo. L’articolo 37 del regolamento cita come requisito del dpo la “conoscenza specialistica della normativa e delle prassi in materia di protezione dei dati”, configurando un professionista della legge che abbia anche una certa dimestichezza con i sistemi digitali che acquisiscono e proteggono i dati personali. Uno specialista ibrido, a metà fra un avvocato esperto e un responsabile IT, di cui ci sarà un grande bisogno.

Federprivacy stima che solo in Italia ne serviranno 45mila. Le aziende e gli enti pubblici obbligati ad avvalersi delle competenze di un dpo potranno nominarlo al proprio interno, come probabilmente avverrà in molte delle grandi aziende, o di avvalersi di una figura esterna, come sperano studi legali, società di consulenza e liberi professionisti. In ogni caso dovranno farlo, sicuramente prima di maggio 2018, per non finire sotto quella che, allo stato attuale, appare una pioggia di multe destinata a colpire l’Europa.

Articolo a cura di Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy


maggiori informazioni su:
www.federprivacy.it



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