Tutto converge: sicurezza fisica e logica, security e automazioni, HVAC, anche vigilanza privata.
E più che di convergenza tecnologica, ormai sostanzialmente matura nella sua evoluzione, dovremmo parlare di convergenza culturale, ossia di un cambio di paradigma che impone doppie e triple formazioni a chiunque si occupi a vario titolo di security. Del resto, da quando la sicurezza fisica ha cominciato a viaggiare su IP, si è portata in dote tutti i vantaggi - ma anche tutti i rischi - di questa affascinante autostrada. L'IP è quindi l'anello di congiunzione tecnologico tra tematiche di per sé già affini per obiettivi, modalità operative e rilevanza quali elementi di reale abilitazione del business aziendale.
Non dev'essere un caso che i security manager comincino adesso ad usare i video come (meta)dati, fondendo la mentalità tipicamente IT, focalizzata sull'incremento del business aziendale, con quella del dipartimento di security, focalizzata sulla minaccia da evitare.
Convergono quindi anche i ruoli in questo nuovo approccio olistico alla sicurezza, che armonizza competenze e responsabilità in una progressiva integrazione di processi, strumenti e risorse.
Manca però un attore all'appello: il mercato. Un mercato ancora troppo frammentato (a partire dai suoi organi di rappresentanza) e spesso incapace - per carenza di peso specifico - di fare azione di lobby. Ebbene, con qualche piccola azione "spintanea" di osservatori di buona volontà, le associazioni si sono finalmente messe in moto in una logica di filiera, ripristinando l'antico Congresso degli operatori della sicurezza. A noi pare una buona idea. Ed anche se l'esperienza congressuale dovesse esaurirsi nell'edizione 2014, avremo comunque gettato le basi per ragionare assieme sul futuro.