MILANO - In base ai dati di un’indagine svolta nei mesi di giugno e luglio 2020 da Vanson Bourne per Juniper Networks, i professionisti italiani che operano nelle grandi aziende sono fra i più virtuosi al mondo nelle policy di sicurezza di rete.
La ricerca ha coinvolto un migliaio circa fra Cio, Ciso, Cto, IT Director, Network Architect, Security Director e IT Security Specialist attivi in grandi aziende (che contano dai 1000 ai 5000 dipendenti) di nove Paesi: Francia, Germania, Israele, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti, Arabia Saudita, Eau.
Sono stati presi in esame numerosi comparti verticali in settori pubblici e privati - dal settore dell’istruzione a quello dei servizi finanziari, dalla PA alla sanità, da IT e telecomunicazioni a industria manifatturiera, media, tempo libero e intrattenimento, retail, trasporti e servizi pubblici/energia.
Le sfide e la ricerca di sicurezza
L'indagine evidenzia come la sicurezza di rete sia diffusamente considerata una sorta di preoccupazione continua e sempre in crescita per i team IT, in particolare nel contesto attuale in cui è elevata l'adozione dello smart working. L’Italia risulta in questo scenario al di sotto della media globale, sia per quanto riguarda il rischio percepito, sia in riferimento alle difficoltà incontrate nella messa a punto di azioni e strategie mirate.
L’88% dei professionisti italiani – rispetto al 97% di media - ha ammesso di trovarsi dinanzi a sfide continue nel tentativo di garantire livelli di sicurezza ottimali alle reti delle proprie aziende e l’83% (contro un dato globale pari all’86%) avverte la necessità di migliorare l’affidabilità e le performance di rete.
L’84% delle persone italiane interpellate (contro l’87% di media) ricerca una soluzione di sicurezza che migliori la visibilità tra le app esistenti, riducendo i falsi positivi e migliorando i tempi di risposta alle minacce.
E' però da considerarsi ancora più significato il dato che riguarda la considerazione della sicurezza: solo il 34% degli italiani (contro una media del 63%) ha affermato che la propria organizzazione considera la sicurezza IT come centro di costo, piuttosto che come asset capace di generare valore.
Lo sottolineano anche gli analisti, che puntualizzano però che in Italia la situazione è ben diversa: “A livello globale, le aziende non sono pienamente consapevoli della vulnerabilità delle loro reti rispetto agli attacchi e che la riluttanza a investire in soluzioni di sicurezza intelligenti è controproducente, sia in termini di esiti finali sia per poter approfittare proattivamente di vantaggi tangibili per l’attività. I risultati dell’indagine mettono chiaramente in evidenza una maggiore attenzione nei confronti della sicurezza da parte dei professionisti italiani in questo particolare momento, con solo il 34% che la percepisce come un costo e non come qualcosa capace di generare valore”.
(fonte:https://www.corrierecomunicazioni.it/)
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