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W la Privacy

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Videosorveglianza e impronte digitali nella Pa, le perplessità del Garante Privacy

11/02/2019

ROMA - Il Garante Privacy si è espresso sull'impiego obbligatorio, in tutte le pubbliche amministrazioni, delle impronte digitali dei dipendenti e sull'uso di sistemi di videosorveglianza. La misura è prevista nell’articolo 2 del disegno di legge "Concretezza", promosso dal ministro Giulia Bongiorno, che introduce norme volte a contrastare l’assenteismo nella Pa. Il Ddl, approvato al Senato, è in discussione alla Camera nelle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro

Antonello Soro ha espresso su questo testo alcune perplessità: “Non può ritenersi in alcun modo conforme al canone di proporzionalità l’ipotizzata introduzione sistematica, generalizzata e indifferenziata per tutte le pubbliche amministrazioni, di sistemi di rilevazione biometrica delle presenze, in ragione dei vincoli posti dall’ordinamento europeo per l’invasività di tali forme di verifica e le implicazioni proprie della particolare natura del dato”,

Ha poi aggiunto che sarebbe opportuno modificare il testo prevedendo espressamente: l’alternatività del ricorso alla rilevazione biometrica e alle videoriprese; l’ammissibilità della rilevazione biometrica in presenza di fattori di rischio specifici, cioé di particolari presupposti quali, ad esempio, le dimensioni dell’ente, il numero dei dipendenti coinvolti, il ripetersi di situazioni di criticità che potrebbero essere influenzate dal contesto ambientale.

In base al parere del Garante, l’obbligatorietà delle misure e il contestuale impiego di due sistemi tecnologici non è possibile per in primo luogo perché la misura è in contrasto con il GDPR, il Regolamento europeo per la protezione dei dati personali: “La norma andrebbe riformulata, evitandone non solo l’intrinseca contraddittorietà ma anche e soprattutto l’incompatibilità con la disciplina europea”.

La raccolta dei dati dei dipendenti della pubblica amministrazione sarebbe inoltre troppo invasiva e inoltre l’assenteismo non è un fenomeno, anche se grave e non accettabile da parte dell’opinione pubblica, così diffuso in Italia.

Antonello Soro ha citato alcuni dati: “Le statistiche ci dicono infatti che il 10% dei provvedimenti di licenziamento disciplinare adottati nell’ultimo anno derivino da accertamento in flagranza di falsa attestazione della presenza in servizio: in valore assoluto 89, metà dei quali definiti con altro tipo di provvedimento, in alcuni casi anche per mutata contestazione”, “È un dato di per sé sicuramente rilevante, ma non sintomatico della pervasività generale del fenomeno o comunque tale da giustificare l’adozione, in ciascuna amministrazione pubblica, di un sistema di rilevazione della presenza in servizio così invasivo”, ha aggiunto.    

La replica di Giulia Bongiorno, ministro della Pa: “Il sistema studiato nel Ddl concretezza trasforma le impronte digitali in codici alfanumerici che garantiranno la privacy del dipendente. Sulla lotta all’assenteismo non si torna indietro, lo Stato ha il dovere di prevenire i reati, la Pa funziona solo se ciascuno fa il proprio dovere”.

 

 


maggiori informazioni su:
www.garanteprivacy.it



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