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Oltre il Covid: trend e opportunità per la videosorveglianza

08/09/2021

di Ilaria Garaffoni

Oltre il Covid, nuove sfide per la videosorveglianza. Produttori, distributori e integratori si confrontano sull’impatto del Covid, sui trend emergenti e sulle opportunità che si stagliano nel futuro del comparto” - questo il titolo della tavola rotonda tenuta a secsolutionforum 2021, che ha visto confrontarsi un parterre composto da due produttori (un colosso asiatico e una realtà italiana), un distributore e un system integrator di particolare peso rappresentati da: Massimiliano Troilo, General Manager Hikvision Italy, Gianluca Farina, Sales Manager di Spark Security, Santi Maurizio Grasso, Direttore Commerciale di Dab Sistemi Integrati, Pierpaolo Amadori, Business Development Manager Videosorveglianza e Wireless Technology di Elmat.

Covid: da capex a opex?

Una volta cessata l’emergenza, cosa resterà delle tecnologie di sicurezza messe in campo per combattere la pandemia? L’offerta di abbonamenti di servizi e comodati d’uso che possano crescere in base alle necessità, più che l’offerta di grandi investimenti iniziali nell’acquisto di attrezzature, potrebbe aiutare un’utenza i cui flussi di cassa sono stati già duramente messi alla prova? Il Covid impatterà quindi sulle strategie di canale spostando il modello di business da capex (fornitura di asset durevoli) ad opex (focus sul costo di gestione di un prodotto)? 

“Si è registrata una corsa iniziale all’adeguamento trainata per lo più dall’emozione, quindi anche le vendite di termoscanner non hanno vissuto una piena linearità – specifica Massimiliano Troilo. Dal secondo trimestre 2020 si è però tornati ad una pseudo normalità, con qualche rallentamento sui progetti che speriamo troveranno nuova linfa propulsiva nel Recovery Fund. I termoscanner comunque resteranno sul mercato perchè anche una banale epidemia di influenza presenta costi sociali ed aziendali oggi evitabili con la tecnologia”. 

Anche se, più che sulle singole tecnologie, il Covid ha acceso i riflettori sulle tecnologie integrata - sottolinea Gianluca Farina. “Se prima mancavano delle finalità di rilievo, oggi possiamo capitalizzare il tema pandemico per accelerare il percorso verso il new normal, spingendo l’acceleratore su tecnologie integrate sempre più friendly e con un’utilità evidente oggi anche alla massa. Quanto al modello di business, la richiesta cambierà dal prodotto (acquisto del bene con grandi investimenti iniziali) al suo utilizzo (con servizi di abbonamento), ma il mercato quotidiano continuerà a rispondere alle richieste come ha fatto sinora, mentre un altro mercato più strutturato utilizzerà il covid come booster”.

Per Pierluigi Amadori un cambio di business model non è così semplice da attuare: “alcuni profili di system integrator sono infatti già pronti a fare il salto, ma altri decisamente no. Comunque è un’opportunità, per quanto rischiosa: la filiera dovrà saper massimizzare le sinergie in atto e tenere alta la bandiera della competenza per mantenere la catena del valore solida e concreta. Il tutto tenendo presente la lezione del Covid: con scenari che possono cambiare all’improvviso, servono grande capacità di adattamento e creatività per reinventarsi giorno dopo giorno”. 

Per Santi Maurizio Grasso i due temi si legano indissolubilmente: “in uno scenario post Covid occorrerà capitalizzare la generale accettazione di tecnologie come scanner o controlli accessi dovuta al mutato modello sociale e la richiesta ormai imprescindibile di gestione e supervisione remota. La convergenza di terminali multifunzione per lavoro ed uso personale completeranno la nuova domanda di servizi, che auspichiamo sarà stimolata dal PNRR. I system integrator dovranno saper interpretare i nuovi processi a monte della domanda. Cambierà anche il business model, con una richiesta di servizi pay per use: come reagirà il mercato dipenderà da quanta parte sarà hardware, quanta software e quanta servizi nel mix dei costi, visto che gli ultimi due elementi si possono facilmente trasportare in un concetto opex con costo annuale, molto meno la parte HW”.

Privacy e Cyber sicurezza: un must

In emergenza sono state sviluppate (e sdoganate, in parte, lato privacy) alcune funzioni intelligenti legate all’emergenza in atto: cosa ne resterà una volta allentata la presa del contagio? Il Covid ha generato una commistione sempre più intensa tra device personali e device aziendali, tra vita privata, ufficio e scuola, elevando i rischi di violazioni della sicurezza informatica: come si possono dare adeguate garanzie? 

Per Massimiliano Troilo non si sono ravvisate “concessioni” significative del Garante: più che un allentamento della presa, è quindi legittimo prevedere nuove restrizioni, considerata anche la perdurante confusione tra face detection e face recognition. Il tema della sicurezza del dato coinvolge sicuramente il produttore by design, ma è una responsabilità che va spalmata sull’intera catena del valore, rammenta Troilo. Stesso discorso vale per la sicurezza cyber, per la quale si rende complessa la stessa certificazione dei prodotti: “si tratta di un processo molto oneroso ma difficoltoso anche per le realtà con maggiori capacità d’investimento: la problematica non si risolve infatti una tantum, essendo estremamente dinamica”.

Per Gianluca Farina sarebbe utile costituire un tavolo di lavoro permanente per condividere soluzioni che possano soddisfare la sicurezza delle persone ma anche la loro privacy. “La stessa tecnologia ci è d’aiuto: penso all’uso del metadata (ossia l’informazione contenuta nel video) al posto dell’mmagine o alle reti neurali adeguate al canale nel quale il device deve essere installato”.

Quanto alla sicurezza cyber, “può e deve diventare un plus commerciale per il nostro settore. Peccato che all’alta sensibilità dedicata al tema dal comparto industriale non si accompagni un’analoga sensibilità da parte dell’utenza finale”. 

Per Santi Maurizio Grasso la percezione dell’utenza sul tema cyber sta in realtà aumentando: le stesse dinamiche tra security manager (spesso non troppo ferrato in materia) e ICT manager (che in genere risolveva la questione chiudendo ogni accesso) stanno mutando, anche in considerazione della centralità acquisita dalla prima figura durante l’emergenza Covid. La cyber rivestirà comunque un ruolo sempre più importante nei prossimi anni e sarà una delle tematiche sulle quali investire su tutta la catena del valore. Il tutto cercando di sensibilizzare il cliente, proprietario della rete”.

In un mercato che vede i player della distribuzione molto variabili, con molte realtà che nascono e rapidamente scompaiono, la cyber security potrebbe forse diventare un terreno di valore per presidiare le posizioni di leadership? Per Pierpaolo Amadori “i distributori devono sicuramente arricchire l’offerta di valore con il tema cyber e contribuire a consolidare i concetti (tenendo presente che il mercato annovera system integrator di area IT che sottostimano la sicurezza fisica, ma anche viceversa). Divulgazione e affiancamento presales e consulenziale richiedono però profonda competenza: i nuovi germogli della distribuzione dovranno quindi assicurare che il valore aggiunto non si disperda. Quanto alla privacy, poco invero è stato sdoganato, ma auspico che restino applicabili alcune funzionalità emerse con l’emergenza, ancorchè con nuovi scopi. Quando cesserà l’obbligo della mascherina, si potrebbe ad esempio utilizzare lo stesso algoritmo per verificare se un soggetto ha il volto coperto”.

Green Security: un driver di crescita?

Nelle condizionalità all’impiego del Recovery Fund, la Commissione Europea ha posto l’accento sul green. I clienti del comparto sicurezza sono interessati a questa tematica? In che modo la videosorveglianza può occuparsi di questi aspetti? Potrebbe essere un nuovo driver di sviluppo?

Progettazione green by design, consumi ridotti, materiali ecocompatibili, riciclo dei prodotti: questi sono i primi passi da affrontare, per Gianluca Farina, “ma c’è un’ulteriore possibilità per aprirci al green e creare nuove opportunità di sviluppo nel settore: l’unione tra più tecnologie, ad esempio la convergenza tra security e IoT attraverso sensori che misurano CO2 e umidità diventando IA-IoT”.

Pierpaolo Amadori nelle bozze di Recovery Plan ha rintracciato diversi spunti di interesse per il settore: “digitalizzazione e innovazione (quindi transizione 4,0 che apre un ventaglio di opportunità per IoT e sensoristica distribuita, monitoraggio delle emissioni di gas radon etc) e transizione ecologica. Sul piano del marketing, dobbiamo fare leva sul TCO di un impianto, educando l’utente a risparmiare non solo sulla materia prima, ma anche sui consumi (elettrici, idrici etc)”.

In tema di Recovery Plan, Massimiliano Troilo, auspica che il PNRR dal green sfoci anche sulle infrastrutture, che sono fondamentali per sostenere lo sviluppo anche in direzione green: “abbiamo  fatto enormi investimenti di manufacturing e progettazione ed abbiamo ottimizzato le varie sedi con energia solare e auto ibride, ma ad oggi non riusciamo ad ottimizzare il trasporto, che purtroppo presenta un impatto importante sulle infrastrutture”. 

Santi Maurizio Grasso conclude citando Martin Luther King (la soluzione a un problema ci porta ad affrontare un altro problema): “la cd. marketing miopia è la tendenza a risolvere un problema senza saper guardare oltre. Il green è una tematica fondante e che ben si sposa con la tecnologia di sicurezza: occorre però monitorare la sostenibilità guardando oltre i bisogni di oggi per allargare con decisione il nostro settore a nuove opportunità”.

La versione integrale dell’articolo riporta tabelle, box o figure, per visualizzarle apri il pdf allegato. 

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