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Smart city, safe city, city Covid-free

06/07/2021

di Ilaria Garaffoni

Tra le tavole rotonde che hanno caratterizzato il format di secsolutionforum2021, si annovera anche quella dedicata ad uno dei cavalli di battaglia di Ethos Media Group: “Videosorveglianza urbana integrata - Smart & Safe City e impatto privacy”.  Perché rinnovare oggi questo appuntamento indirizzato agli operatori delle Forze di Polizia Nazionali e Locali, ai Responsabili degli uffici tecnici comunali, ai DPO (Data Protection Officer - Responsabile Protezione Dati) e ai professionisti della sicurezza? Perché il tema della sicurezza urbana dopo il Covid ha assunto una connotazione diversa, che abbraccia anche in maniera massiva la protezione sanitaria. 

Del resto la definizione di sicurezzaurbana”, di per sé dinamica, ha sempre più a che fare con la percezione di sicurezza nel contesto urbano, quindi la città sicura, la città smart, oggi deve di necessità essere anche una città Covid-free. Ma – questa è la buona notizia - la raccolta di dati dai vari sensori (telecamere ma non solo) disseminati sul territorio e l’intelligenza artificiale permettono già oggi di simulare scenari e di ipotizzare dove potranno svilupparsi, ad esempio, nuovi focolai di Covid. 

Esperienze estere

In Corea del Sud si utilizza uno Smart City Data Hub per tracciare le persone infette e far rispettare il distanziamento sociale: chiaro, alle nostre latitudini ci sarebbero grossi sollevamenti di scudi in materia di diritti fondamentali della persona, ma l’esperienza coreana potrebbe essere una base di ragionamento per utilizzare su larga scala dei big data. E ancora: le città potrebbero valutare l’efficacia delle misure di distanziamento sociale messe in campo conteggiando (con i sensori pedonali) di quanto sono diminuiti il traffico pedonale e il traffico veicolare (con i sistemi di lettura targhe) rispetto agli scorsi anni nello stesso periodo e mettendo a punto degli algoritmi in grado di misurare la distanza sociale, capaci anche di sanzionare le possibili violazioni. L’hanno fatto a Newcastle l’anno scorso, non è fantascienza. 

Sensori e wi-fi pubblico 

L’uso della sensoristica in campo e del wi-fi pubblico permettono infatti già oggi di monitorare la mobilità in tempo reale e di potenziare gli strumenti di emergenza e allarme di cui le città sono dotate. Mappando le città in base al loro grado di “rischio Covid-19”, si potrebbero mettere in campo dei correttivi rapidi ed efficaci, partendo dall’assicurazione dei servizi prioritari: gestione rifiuti,, sanificazione delle strade, distribuzione mirata delle forze di sicurezza, immediata convocazione di task force per agevolare le categorie a rischio nell’approvvigionamento di cibo, farmaci ecc. 

PA: il convitato di pietra

Da lì si potrebbe partire con lo step successivo: un modello di partenariato pubblico-privato che metta a fattor comune tutti i dati rilevanti per minimizzare l’impatto del Covid-19 nella vita sociale e nelle attività economiche. Ma – c’è sempre un ma – per potenziare gli strumenti che già oggi permettono di innescare un allarme precoce, il grande assente, il solito convitato di pietra, è la pubblica amministrazione, che stenta a svecchiarsi.Eppure bisogna pensarci oggi perchè oggi la crisi si chiama Covid, ma domani si potrebbe chiamare terrorismo, cybercrime o altro. Di certo questa non sarà né la prima né l’ultima crisi: solo che alla prossima dovremo essere più preparati. 

Come? Ce ne hanno parlato Alessandro Bove - Ingegnere, ricercatore di tecnica e pianificazione urbanistica; Giulio Iucci - Presidente di ANIE Sicurezza; Marco Soffientini - Avvocato, esperto di Privacy e Diritto delle nuove Tecnologie, docente Ethos Academy e Fabio Boiani - South Europe Regional Manager di Tattile.

Apri il pdf allegato per vedere gli interventi e box e figure. 

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