domenica, 28 aprile 2024

Articoli

Scarica allegato

Censis: meno reati, più paura. E la gente si blinda

26/05/2021

della Redazione

L’isolamento domestico, i negozi chiusi, gli spostamenti limitati, il coprifuoco, lo stop a feste e ritrovi, i controlli per le strade, le autocertificazioni hanno portato ad una riduzione delle occasioni di compiere reati, non a caso i dati del 2020 attestano una forte diminuzione della criminalità, per lo meno di quella più visibile. Si tratta di un trend che conferma quello degli anni passati, ma che ha un’intensità inedita perché è l’esito del lockdown. Questo il dato positivo del 2° “Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia, realizzato dal Censis in collaborazione con Federsicurezza e presentato il 20 aprile in una conferenza online condotta da Luca Telese. Ma non è tutto oro quello che luccica.

Il primo dato è infatti che l’allarme sociale resta alto nel paese anche se la criminalità è in forte calo, e mostra come – complice il distanziamento sociale – si stia affermando una paura dell’altro, anche tra i più giovani, rivolta verso l’intera società. La pandemia ci ha tra l’altro regalato la categoria dei panofobici: 6 milioni di italiani che vivono uno stato di ansia permanente, soprattutto donne e moltissimi – questo inquieta - giovani.  

Dati e percezione

Nel 2020 in Italia sono stati denunciati complessivamente 1.866.857 reati, con una riduzione del 18,9% rispetto ai 2.301.912 reati commessi nell’anno precedente, che in valore assoluto significa 435.055 reati in meno in un anno. I dati non trovano però riscontro nella percezione degli italiani, tra cui solo il 28,9% è effettivamente convinto che la criminalità nell’ultimo anno sia diminuita, mentre il 40,4% ritiene che sia rimasta stabile e il 30,7% pensa che sia in aumento. Addirittura, tra i millennials di età inferiore ai 34 anni è il 34,0% a ritenere che i reati siano aumentati, e tra le donne è il 37,5%. C’è però una categoria di reati che non è diminuita, ma che – anzi – è cresciuta: i cybercrime ai danni di individui e di imprese. 

Come ci si difende

Complessivamente, il 90,9% degli italiani adulti adotta almeno un sistema di sicurezza a difesa della propria casa. Due italiani su tre hanno una porta blindata all’entrata della propria abitazione (65,7%), il 37% ha un sistema di allarme, uno ogni tre ha le inferriate alle porte o finestre (32,8%), il 30,3% ha una videocamera e il 19,6% ha installato una cassaforte in cui tiene gli oggetti di valore. Non sono pochi quelli che per sentirsi più sicuri fanno ricorso agli operatori della sicurezza privata: 6 milioni e 700.000 italiani, il 13,2% del totale, dichiarano di essere collegati alla vigilanza privata e 5 milioni e 700.000, l’11,3%, abitano in un contesto residenziale che prevede la vigilanza giorno e notte. 

Una misura è poca

Generalmente un solo dispositivo di protezione non è sufficiente: la maggior parte degli italiani, il 57,4% del totale, adotta da due a quattro misure antintrusione, ma ben 10 milioni di italiani, pari al 19,3% della popolazione adulta, vive blindato in una casa dove ci sono almeno 5 sistemi per difendersi dall’esterno. Sul versante opposto ci sono 4 milioni e mezzo di italiani, il 9,1% della popolazione adulta, che non adotta nessun sistema, perché non ha paura o perché non se lo può permettere. 

Geografia della paura

Sulle scelte degli italiani influiscono ovviamente la tipologia di residenzialità e l’ampiezza del comune di residenza, ma se un tempo erano i piccoli centri i luoghi in cui si potevano dormire sonni tranquilli, oggi non c’è più alcuna realtà in cui i residenti si sentano al sicuro: 

• chi vive nei piccoli centri è più probabile che abbia in casa un cane da guardia (lo possiede il 28,7% di chi vive in località che hanno meno di 30.000 abitanti, il 12,5% di chi vive nelle grandi aree urbane) o che possieda un’arma da fuoco (11,3% di chi vive nei piccoli comuni, 7,6% di chi abita in città con più di 100.000 abitanti); 

• chi vive nelle città più grandi nel 75,6% dei casi ha la porta blindata (la quota scende al 58,9% tra chi vive nei comuni più piccoli), nel 21,5% ha in casa una cassaforte, nel 15,0% dei casi è collegato alla vigilanza privata e nel 13,6% vive in complessi dotati di vigilanza giorno e notte.

Sulle scelte degli italiani influiscono ovviamente anche le possibilità economiche: in genere chi si definisce benestante adotta più sistemi, e soprattutto più complessi. Il 27,8% è collegato alla vigilanza privata, il 59,5% ha un sistema di allarme, il 21,2% abita in un complesso dotato di vigilanza giorno e notte e ben il 17,8% possiede un’arma da fuoco.

La versione integrale dell’articolo riporta tabelle, box o figure, per visualizzarle apri il pdf allegato. 

Scarica allegato


Tutti gli articoli