di Giuseppe Ligotti - Consulente di direzione del personale, Vice Presidente nazionale di Federlavoro, membro del comitato dei sindacalisti d’impresa e della commissione di lavoro per la definizione dei CCNL in Conflavoro PMI
Dalle grande impresa produttrice di tecnologie alla PMI che distribuisce sistemi per la sicurezza, fino all’artigiano che installa e manutiene i prodotti, il costo del lavoro è spesso un fattore strangolante, che limita la crescita e la possibilità di creare occupazione. Tuttavia esistono strumenti di welfare che possono essere cuciti su misura, in modo da aggiungere potere d’acquisto al lavoratore ed al contempo efficientare le risorse e ridurre i costi. Si tratta di studiare soluzioni nuove spostando il focus sulle reali necessità dei lavoratori, in modo da elaborare degli strumenti per efficientare le risorse e ridurre i costi. A vantaggio di tutti.
Questo risultato si può ottenere con corrette politiche di welfare, che favoriscono il raggiungimento di un’elevata produttività e competitività ed assicurano una maggiore sostenibilità del bilancio aziendale. Politiche di welfare adeguate e personalizzate contribuiscono peraltro a rafforzare il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendenti, con evidenti benefici a cascata, a partire dalla riduzione dell’assenteismo (e del conseguente turnover – che implica maggiori costi economici di efficienza).
Un esempio concreto
Il nostro ordinamento prevede, come principio cardine inamovibile, che qualsiasi somma erogata come retribuzione sia ovviamente assoggettata al pagamento di contributi ed imposte. Quello che si può prendere in considerazione sono quindi i beni e i servizi che l’azienda mette a disposizione dei lavoratori come politica di sostegno al reddito dei propri dipendenti per aumentarne il potere di acquisto. Un esempio: se un’azienda di sicurezza con oltre 15 dipendenti disponesse un aumento di 200 euro lordi mensili, sosterrebbe un costo annuale di circa 4.100 euro. Una cifra ben lontana da quanto il lavoratore percepirebbe in termini di aumento (che su base annua, al netto di contributi ed imposte, si aggirerebbe sui 2.100 euro). Decidendo invece per una politica di welfare del valore di 200 euro, il dipendente percepirebbe l’equivalente di 2.400 euro e l’azienda sosterrebbe un pari costo di 2.400 euro, con un risparmio netto di 1.700 euro.
Cosa pensano i lavoratori
La domanda a questo punto è: come reagiscono lavoratori e sindacati a queste proposte?
Per poter comprendere appieno quanto queste scelte possano aumentare il loro potere d’acquisto e al contempo migliorare le loro condizioni lavorative e di vita, i lavoratori devono essere correttamente informati. A tal fine si predispongono vari incontri anche one-to-one e si lavora di concerto con le rappresentanze sindacali per trovare soluzioni che offrano un reale sostegno al reddito del lavoratore, consentendo al contempo alle aziende di liberare risorse da reinvestire nell’attività.
Per tutte le tasche
In un tessuto imprenditoriale italiano costituito per la maggior parte da imprese di piccole e medie dimensioni, il welfare aziendale è un’opportunità straordinaria, purché i piani vengano studiati e costruiti a misura dell’azienda e dei suoi lavoratori. Per raggiungere reali obiettivi di soddisfazione del dipendente e di efficientamento dei costi aziendali, occorre un’opera sartoriale. Un vestito su misura.
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