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Controllo accessi biometrico: il processo di enrolment - parte II

27/01/2020

della Redazione

Nel controllo elettronico degli accessi fisici, anche in Italia si va sempre più diffondendo l’uso della biometria. Nella precedente puntata abbiamo visto, in sintesi, quali sono le tecniche e le modalità di riconoscimento più diffuse. In questo numero parliamo di “enrolment”, cioè del processo di acquisizione e registrazione delle impronte biometriche.

Nei sistemi elettronici di controllo accessi biometrici, il riconoscimento automatico dell’utente viene eseguito da parte del Controller (o dello stesso lettore installato sul varco) confrontando l’impronta “al vivo” con quella corrispondente registrata in precedenza nella sua memoria o in una card. In entrambe le modalità di comparazione, il dato biometrico dell’utente (impronte digitali, topografia della mano ecc.) deve essere prima acquisito, elaborato e registrato. Questa serie di operazioni è chiamata enrolment: termine che letteralmente significa “arruolamento”, iscrizione in un sistema dei modelli biometrici di riferimento.

Comprendere la terminologia

Per capire come si svolge il processo di enrolment, è indispensabile conoscere la terminologia essenziale oggi in uso. L’arrivo della biometria nel controllo elettronico degli accessi, infatti, ha portato con sé una sfilza di nuovi termini tecnici. Spesso alcuni di essi si assomigliano come gocce d’acqua, quando invece differiscono tra loro in modo sottile, ma sovente anche in modo marcato. In altri ancora, il significato presenta diverse sfumature, onestamente difficili da comprendere per chi si accosta per la prima volta alla materia. Esempio: dato, campione, tratto, modello e riferimento biometrici sono la stessa cosa? Certo che no. Vista la confusione che regna sovrana, l’ISO (l’organizzazione che si occupa delle normative internazionali) ha stilato un glossario sintetico al quale è bene far riferimento (ISO/IEC 2382-37).

La caratteristica biometrica

Ognuno di noi porta con sé diversi dati biometrici, alcuni di tipo biologico (Dna), altri fisici (impronte digitali), altri ancora comportamentali (come l’andatura, la dinamica con cui si appone la firma o si digita una password sulla tastiera di un PC). Queste informazioni sono spesso proprie di ciascun individuo, stabili nel tempo e misurabili (anche se gli strumenti e i metodi per misurarle sono differenti e comportano un certo margine di errore). La caratteristica biometrica è una proprietà (biologica o comportamentale) dell’individuo dalla quale possono essere estratti dei tratti biometrici in modo ripetibile, sufficientemente distintivi della persona e idonei ad essere utilizzati nel riconoscimento (manuale o automatico).

Campione, tratto, modello

Il campione biometrico (biometric sample) è la rappresentazione della caratteristica biometrica ottenuta al termine del processo di acquisizione della stessa. Facciamo un esempio. Le impronte digitali, come si sa, sono un dato biometrico individuale, stabili nel tempo e quindi molto usate per identificare gli utenti che chiedono di accedere a un edificio o a un’area riservata. L’acquisizione delle impronte (caratteristica biometrica) avviene appoggiando il polpastrello di una delle dita (tipicamente il pollice o l’indice) su un lettore ottico o capacitivo. La “fotografia” delle minutiae presenti sul dito, sia essa un’immagine analogica o digitale, rappresenta il campione biometrico.

Nel processo di riconoscimento, tuttavia, soltanto alcune parti del campione acquisito vengono utilizzate. L’area caratteristica estratta dal campione è chiamata tratto biometrico (feature). Il tratto (o il mix dei tratti) ricavati dal campione costituiscono il modello biometrico dell’impronta (template). 

Riferimento biometrico

Una volta disponibile il template, infine, viene creato il riferimento biometrico (biometric reference). Esso è il modello matematico, registrato in modo persistente e invariabile nel tempo, che viene utilizzato come termine di paragone nel processo d’identificazione. Spesso il riferimento biometrico viene aggiornato in modo automatico (autoapprendimento) o per via manuale, in modo da adeguarsi alle variazioni, anche solo naturali, intervenute sulla caratteristica biometrica dalla quale è stato estratto.

L’enrolment

L’enrolment è l’insieme delle varie fasi di registrazione dell’impronta biometrica: dall’acquisizione della caratteristica alla creazione del campione, dall’estrazione dei tratti biometrici alla creazione del template e alla generazione del riferimento da archiviare e utilizzare nei confronti tra l’impronta “al vivo” e quella registrata. Il tutto è merito di un complesso algoritmo proprietario di ciascun costruttore di apparati. Il processo avviene direttamente sul dispositivo di lettura installato sul varco oppure in una stazione di lavoro separata. Normalmente, per ragioni di affidabilità, la stessa caratteristica biometrica viene acquisita almeno due volte.

Rilevazione presenze: dove tutto ebbe inizio

Nel numero 4 di SecSolution Magazine abbiamo parlato dell’uso della biometria per combattere il fenomeno dei “furbetti del cartellino” nella PA. Mentre il provvedimento governativo, già pronto per entrare in vigore, è stato accantonato dal nuovo esecutivo (e in parte soppresso), noi siamo entrati nella “fabbrica” dove tutto ebbe inizio. Binghampton, Stato di New York, 177 miglia in auto a nord ovest della Grande Mela. Qui Willard L. Bundy, gioielliere e inventore, insieme a suo fratello Harlow, giovane imprenditore, inizia a produrre il primo sistema al mondo per registrare gli orari di lavoro, un rudimentale orologio timbracartellino. Siamo nel 1889. La soluzione riscuote un enorme successo in tutti gli States. La società va a gonfie vele: ogni anno viene prodotto circa un migliaio di apparecchi. Le beghe tra i due fratelli, tuttavia, portano l’azienda alla bancarotta (1903). Dalle ceneri della Bundy Corp. e da altre piccole imprese del settore nasce la ITR (International Time Recording), dal 1924 rinominata IBM, il colosso mondiale dell’informatica del XX secolo. Soppiantati dal badge, a 130 anni di distanza i timbracartellino elettromeccanici sono rimasti in pochi. Prossima tappa: l’impronta digitale. Garante privacy permettendo.

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