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Il computer fa l’appello (in caso di emergenza)

18/01/2019

della Redazione

Il datore di lavoro – prescrive il Testo Unico sulla sicurezza – deve adottare le misure necessarie per mettere in salvo il personale nel caso in cui insorga un pericolo grave, immediato e imprevedibile. Le persone devono abbandonare il posto di lavoro o la zona dove si è verificato l’incidente e portarsi in un luogo sicuro. Ma come si fa a conoscere chi è presente al momento in cui si verifica una situazione di pericolo? E, una volta evacuate le persone, come si può avere la ragionevole certezza che tutti si siamo messi in salvo presso i punti di raccolta? Un sistema elettronico di controllo accessi al passo coi tempi può offrire un supporto prezioso agli addetti all’emergenza. Vediamo come.

L'articolo 18 del Testo Unico sulla sicurezza (d. lgs. 81/2008 e s.m.i.), alla lettera (h), prescrive che il datore di lavoro, ed eventualmente i dirigenti, devono adottare le misure necessarie “per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza” e fornire istruzioni affinché i lavoratori, in presenza di un “pericolo grave, immediato ed inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa”. Analoghi obblighi derivano anche dalla normativa inerente la protezione contro gli incendi (DM 10 marzo 1998 art. 3, 1b e s.m.i.). In concreto significa che, partendo da un’attenta valutazione dei rischi, l’azienda deve mettere in atto un efficace piano di emergenza in caso di incendi, calamità naturali, fuga di sostanze pericolose e così via. Tra le varie misure, la più rilevante è l’evacuazione del personale dall’edificio o dal locale dove l’evento si è manifestato, per farlo confluire in un posto sicuro (punto di raccolta). Il punto di raccolta, oltre a costituire uno spazio per radunare in sicurezza le persone evacuate, è anche la stazione presso la quale fare l’appello in modo da verificare che non vi siano soggetti dispersi.

PIANO DI EVACUAZIONE

Il piano di evacuazione deve tener conto di numerosi aspetti quali la struttura architettonica, l’attività svolta, i turni di lavoro, gli eventuali lavoratori disabili, la presenza di persone esterne (ospiti, visitatori ecc.), le vie di esodo, la composizione della squadra di emergenza e via dicendo. Il piano raggiunge il suo obiettivo solo se si ha la certezza che tutte le persone, presenti all’interno dei locali al manifestarsi dell’evento, siano state evacuate e siano confluite nei punti di raccolta. Come si fa a conoscere in tempo reale chi è presente, quali sono e dove si trovano i soggetti che hanno bisogno di assistenza (come motulesi, ospiti, fornitori ecc.)? E come è possibile avere la ragionevole certezza che tutte le persone abbiano raggiunto in tempo il punto di raccolta assegnato? La presenza in azienda di un moderno sistema elettronico di controllo accessi può costituire un valido strumento d’informazione e controllo a supporto degli operatori addetti alle emergenze.

CHI C’È E DOV’È

Per conoscere in real time chi è presente in azienda è necessario agire su più fronti: dotare le persone interessate di una credenziale di accesso, tenere sotto costante controllo almeno i varchi perimetrali identificando chi entra e chi esce, registrare in modo puntale le persone esterne che si recano temporaneamente in visita. Ogni utente coinvolto, quindi, deve essere munito della propria credenziale (badge, transponder, impronta biometrica ecc.). Tutti i varchi che delimitano il perimetro aziendale devono prevedere punti di controllo accesso automatici (Controller e lettore) presso i quali l’utente deve identificarsi in entrata e in uscita. A livello centrale, oltre alle tipiche funzionalità, il sistema deve rendere disponibile la situazione in tempo reale dei presenti/assenti su richiesta degli addetti all’emergenza. Il controllo esercitato sugli accessi perimetrali raggiunge il massimo livello di precisione (e sicurezza) se la struttura fisica che impedisce il libero passaggio consente il transito di una persona alla volta (bussola, tornello, varco motorizzato ecc.). Poiché questo non è sempre possibile o potrebbe risultare oneroso, è opportuno sensibilizzare il personale affinché registri in ogni caso i suoi movimenti, anche se si tratta di una semplice porta a battente o se la stessa è temporaneamente spalancata. In alcune aziende prive di controllo accesso fisico basato su badge, la situazione dei presenti è estrapolata dal sistema elettronico che rileva, controlla e gestisce le presenze al lavoro. Va da sé che se un dipendente dimentica di “timbrare” in entrata, per il sistema non risulta presente in azienda e viceversa se non timbra in uscita. In questi casi è opportuno che l’Ufficio del personale provveda a informare i lavoratori affinché prendano coscienza del fatto che la registrazione degli orari di entrata e di uscita non è solo finalizzata al calcolo delle ore lavorate (payroll), ma è fondamentale per disporre delle informazioni di fronte a situazioni di emergenza. I visitatori, invece, devono essere registrati al momento in cui inizia e termina la loro visita. La registrazione, in base alle policy aziendali, può essere eseguita dall’addetto alla reception oppure in modo autonomo tramite uno o più punti self service dedicati. La soluzione è ancora più efficace se il controllo degli accessi è esteso ai piani, alle aree interne riservate, a locali sensibili o ad alto rischio e simili. In questo modo è possibile anche localizzare le persone e conoscere quanti soggetti sono presenti in una determinata zona in un certo momento (dov’è).

L’APPELLO AI PUNTI DI RACCOLTA

Oltre a rendere disponibile la lista dei presenti nell’insediamento (ed eventualmente dove i singoli soggetti si trovano), il sistema può essere anche in grado di fare l’appello ai punti di raccolta per verificare che le persone individuate all’interno dell’edificio, ricevuto l’ordine di evacuazione, abbiano effettivamente abbandonato i locali e raggiunto fisicamente il punto di raccolta assegnato. Vi sono sostanzialmente due metodi per eseguire la verifica. Nel primo caso è necessario che ogni punto interessato sia attrezzato con un terminale e relativo lettore di credenziali in grado di identificare gli individui che giungono a mano a mano. Il sistema elettronico di controllo accessi, disponendo di un database con tutte le persone che compongono la forza lavoro e i visitatori, conoscendo quali utenti si trovano all’interno e quali di questi si sono registrati ai punti di raccolta, stila un elenco dei mancanti. Un secondo metodo, meno sofisticato, è quello di stilare la lista di coloro che dovrebbero trovarsi a un determinato punto di raccolta e offrire la possibilità all’operatore di “spuntare” i nomi di chi risulta in salvo; i nominativi non contrassegnati sono le persone che ancora mancano all’appello. L’indicazione accanto a ciascun nome dei dati concernenti l’ultimo transito effettuato (data, ora, varco, direzione di movimento ecc.) può essere di ulteriore aiuto.

IN CLOUD È MEGLIO

In una situazione di emergenza è possibile che nel luogo ove si è verificato l’incidente venga a mancare l’energia elettrica o che le linee di comunicazione siano interrotte. Un sistema in grado di monitorare l’elenco delle persone da evacuare e di consentire di fare la conta ai punti di raccolta deve tenere in considerazione anche e soprattutto queste eventualità. Ne consegue che quanto meno il terminale installato nel punto di raccolta deve essere costantemente aggiornato e avere la capacità di operare anche in caso di mancanza temporanea di corrente. Analogamente, la situazione dei presenti deve risiedere su una macchina che sia indipendente dal sistema e che sia interrogabile anche in caso di caduta della rete dati interna. Per far fronte a questi black-out, le soluzioni più efficaci disponibili in commercio sono sviluppate per operare in cloud su dispositivi mobili. Si tratta di soluzioni web based in grado di funzionare con qualsiasi browser e APP, sia per smartphone che tablet, compatibili con i sistemi operativi IOS e Android.

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