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Città sicura 2.0: sfide tecniche dei progetti interforze

30/10/2018

di Stefano Manzelli - Consulente enti locali e forze dell’ordine www.sicurezzaurbanaintegrata.it

Centri commerciali, discoteche, attività produttive e nuove aree residenziali sono i soggetti potenzialmente più interessati ad investire in moderni sistemi di videocontrollo della città e dei quartieri a rischio. Anche se le immagini verranno messe a disposizione solo delle forze di polizia, infatti, per questi operatori economici la legge n. 48/2017 prevede interessanti benefici fiscali. Ed inoltre questo è l’unico modo ammesso dalla normativa per permettere ai privati di posizionare telecamere sulle strade e nelle piazze vicine a casa allo scopo di potenziare la sicurezza della zona. E di conservare le registrazioni, tramite il comune, fino a sette giorni. Ma spetterà ai sindaci più audaci fare da apripista per i soggetti economici interessati a questa opportunità. Tra l’ostilità della privacy, della burocrazia, dei tagli di bilancio e le inevitabili complessità tecniche dei nuovi progetti di sicurezza urbana integrata.

Lo hanno evidenziato le linee guida per l’attuazione della sicurezza urbana approvate il 26 luglio 2018 dalla Conferenza stato – città ai sensi del pacchetto sicurezza n. 14/2017. Le linee guida stabiliscono la cornice per ogni progetto da realizzare in materia di sicurezza urbana, che a sua volta deve essere preceduto da un patto per la sicurezza sottoscritto tra il sindaco e il prefetto. Anche se si tratta di un progetto di partenariato pubblico – privato. La partecipazione dei soggetti privati al potenziamento degli impianti di videosorveglianza è una pratica già ampiamente sperimentata da alcuni comuni, che hanno ammesso questa attività nel regolamento sulla videosorveglianza. In pratica il cittadino, l’associazione o l’operatore economico acquistano tecnologie e telecamere utili a migliorare gli impianti comunali (nella zona di interesse) e li mettono a completa disposizione del primo cittadino. Pur non potendo avere accesso diretto alle immagini, il miglioramento della sicurezza per l’area videosorvegliata è evidente e progressivo. E la legge n. 48/2017 ne ha dato atto ammettendo specifiche agevolazioni fiscali per chi investe in sicurezza urbana. Ma dovrà trattarsi di impianti moderni, dotati di software di analisi video per il monitoraggio attivo con invio di segnali di allarme alle centrali delle forze di polizia o di istituti di vigilanza convenzionati. Previa idonea e preventiva valutazione dell’impatto privacy.

UN ESEMPIO

L’esempio più immediato riguarda un centro commerciale. Le telecamere del privato non possono legalmente riprendere le aree esterne, come i parcheggi e la viabilità, anche se molte delle criticità in materia di sicurezza anche all’interno della struttura commerciale derivano proprio da queste zone. Per mettere in osservazione questi ambiti pubblici il dl 14/2017 richiede però alcuni importanti passaggi formali. Intanto il regolamento comunale dovrà disciplinare questa opportunità prevedendo specifici benefici fiscali in termini di Imu e Tasi. Chi investirà in tecnologie per la sicurezza della città dovrà infatti essere incentivato con l’applicazione di detrazioni dell’imposta municipale propria e del tributo per i servizi indivisibili. Ma servirà anche uno specifico patto per la sicurezza da formalizzare preventivamente tra comune e prefettura, previa valutazione ad hoc dell’impatto privacy. Ovvero una vera e propria valutazione strategica preliminare. Come hanno confermato le linee guida del 26 luglio, infatti, non si tratta solo di realizzare nuovi impianti e di potenziare quelli esistenti, ma anche di promuovere l’installazione di tecnologie moderne con possibilità di effettuare analisi video in tempo reale grazie alla partecipazione finanziaria di soggetti privati.

SFIDE TECNICHE

Una bella sfida, quindi, elaborare un progetto tecnico interforze che riesca a coniugare da un lato le esigenze dell’amministrazione comunale e dall’altro quelle dello stato e del garante della privacy, con il supporto dei privati disponibili ad investire. Lo richiedono le linee guida nel paragrafo 5 dedicato alla collaborazione del privato per il potenziamento degli impianti di videosorveglianza. L’art. 7 della legge n. 48/2017, specifica il documento, prevede che i patti per la sicurezza possano contemplare anche l’avvio di progetti per la messa in opera “a carico di privati di sistemi di videosorveglianza tecnologicamente avanzati, dotati di software di analisi video per il monitoraggio attivo con l’invio di segnali di allarme alle centrali delle forze di polizia o di istituti di vigilanza convenzionati. Prima di tutto andrà avviata quindi una vera e propria azione di concertazione strategica tra il sindaco ed il prefetto, che andrà poi formalizzata in un moderno patto per la sicurezza. Ma la disposizione, prosegue il documento del 26 luglio, richiede come primo presupposto di ammissibilità del progetto la capacità dei sistemi di inter-operare con quelli delle forze di polizia, secondo prestabiliti parametri tecnici. Per poter essere presi in considerazione, però, i progetti dovranno perseguire specifiche finalità di interesse pubblico. Ovvero partecipare al miglioramento degli impianti comunali utilizzati per il controllo della sicurezza urbana anche nel rispetto della circolare ministeriale del 12 gennaio 2018, finalizzata al potenziamento dei sistemi di lettura targhe dei veicoli con collegamento al sistema centrale nazionale targhe e transiti di Napoli (per i veicoli rubati). La complessità di questi progetti interforze risiede nelle diverse prerogative degli attori. Da una parte la polizia locale, con prevalenti funzioni di polizia locale amministrativa. Dall’altra carabinieri e polizia di stato, con prevalenti funzioni di ordine e sicurezza pubblica. La doppia anima di questi impianti e dei suoi attori impatterà quindi pesantemente anche con la riforma della privacy. Ovvero con il regolamento europeo e con la direttiva Ue 2016/680, specificamente dedicata alle attività di polizia e di indagine. Spetterà al patto per la sicurezza locale disciplinare sia la preliminare verifica di conformità dei sistemi, sia il controllo della loro regolare messa in opera e mantenimento in funzione. Privacy by design, chiaramente.



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