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Centrali d’allarme: occhio alla sicurezza

25/09/2018

di Claudio Nigretti - Evoforce Como http://www.evoforce.it/web/

“C’erano una volta le centrali d’allarme …Sono conscio dell’iperbole: sono solo un tecnico, alquanto nostalgico, dei gloriosi passati sistemi di sicurezza antintrusione. Ricordo che, non molto tempo or sono, la ridondanza dell’hardware con cui erano realizzate le ‘Centrali d’Allarme’ comportava l’uso di contenitori metallici di contenimento da pavimento in cui si entrava comodamente in piedi”... Così comincia questo contributo: una riflessione, che dosa nostalgie d’antan e osservazioni tecniche su un progresso tecnologico che non sempre, forse, può definirsi davvero tale. Oppure sì? Ai lettori i commenti.

È probabile che l’attuale momento tecnologico, costituito in gran parte da Consolle da gioco per casa e Smartphone di ogni tipo (oggi abbiamo anche i misteriosi dispositivi iOT), abbia determinato, mio malgrado, anche una totale rivisitazione del concetto di Centrale di Allarme quale organo di controllo, comprensivo di alimentatore carica batterie per batterie piombo, da cui derivano le uscite di allarme Sirena e Comunicatore, ed al quale convergono i dispositivi cablati e/o radio di rilevazione. Con l’onestà intellettuale che appartiene al mio lungo percorso tecnico, non mi ritrovo quando vedo proporre dal mercato quale soluzione innovativa di antintrusione un piccolo contenitore semi-plastico di dimensioni 10 x 10cm, altezza 4cm con appoggio da tavolo a cui collego un alimentatore USB da 5V e al quale, forse, porto il cavo di rete Lan (spesso a bordo vi è solo la Wi-FI ). Nessun ingresso cablato per sensori filari, una batteria di backup interna stile Smartphone e qualche led, spesso non ben identificato, che lampeggia colorato a dimostrarne il funzionamento. Comunque spesso vi è anche lo slot per la SIM del telefono che, se installata, ne consente la navigazione in Internet, la connessione al Cloud, le Notifiche Push, la connettività con l’App, la Video Verifica e, forse, la trasforma, insieme al modulo Wi-Fi, anche in un meraviglioso Hotspot.

MA LA SICUREZZA?

Ma poi, dopo tutto l’entusiasmo derivante da questa tracotante iper teconologia, mi chiedo: ma dov’è la centrale di allarme antintrusione che dovrebbe farsi carico di proteggere in mia assenza i miei cari, la mia casa, i miei beni personali, ovvero la mia vita? Io non voglio giocare: voglio certezze, voglio sicurezza, voglio ancora quella vera, quella che ha modo di esistere solo se vi è alla base del sistema antintrusione una reale centrale di allarme dalla quale cominciare. I punti critici di un sistema di sicurezza spesso coincidono con la debolezza dell’architettura con cui lo stesso è costruito o con la mancanza di risorse in emergenza (mancanza rete elettrica e/o rete Internet). E’ quindi auspicabile, per rendere il sistema molto più affidabile, l’utilizzo di almeno qualche sensore filare, la cui efficienza non dipenda da una batteria da pochi centesimi per funzionare ed analizzare l’intrusione. E parlando di dimensioni: 10 x 10cm, altezza 4cm non possono contenere le garanzie richieste proprio quell’unica volta che il sistema di allarme deve avvisarmi di un tentativo di intrusione, la volta in cui tutto deve essere pronto ed efficiente. Certo che con l’App posso fare tante cose ludiche e divertenti, in linea con il momento storico che stiamo vivendo: controllo chi arma e disarma l’impianto, guardo le telecamere, in qualsiasi ora del giorno e della notte ed in completa autonomia. Anche se spesso lo neghiamo ad alta voce, il Big Brother è dentro di noi. E poi cos’altro?

AFFIDABILITÀ?

L’affidabilità di un sistema di allarme antintrusione non può fondarsi sulla funzionalità di una App o sulla facilità di connessione alla rete Wi-Fi o Wireless. I professionisti del settore sono pienamente consapevoli che non è possibile avere alcun potere di controllo su queste tecnologie: i portali Cloud di su cui si appoggiano le App, spesso residenti in altri continenti, concedono la gratuità dell’uso dell’applicazione, che non può essere sinonimo di garanzia di funzionamento. Solo una riflessione, che è lo specchio dei nostri tempi: come si può contestare il cattivo funzionamento di un collegamento quando lo stesso ti è stato concesso gratis? I gestori delle reti, per canto loro, modificano in continuazione condizioni economiche e funzionalità tecniche, generando costi imprevisti e interruzioni di operatività, lasciando in difficoltà l’utilizzatore finale. Utente finale che, ovviamente, finisce con l’attribuire il malfunzionamento all’impianto (e quindi all’installatore).

UNA NORMA?

Spero di non subire mai un tentativo di intrusione ma, se mai dovesse capitare, personalmente preferisco affidare quanto ho di più caro ad un vero sistema di sicurezza. Se non posso oppormi ad un’evoluzione tecnologica che sostituisce l’affidabilità dell’hardware con i gadget, chiederei al legislatore di porre almeno un limite minimo alle caratteristiche che una centrale di allarme debba avere per potersi definire tale: box plastico o metallico protezione tamper per controllo anti-apertura e anti-rimozione, alloggio per batteria piombo da almeno 7A/h ed alimentatore non inferiore a 2A. Un’ultima riflessione, infine, è necessaria: l’efficienza di un sistema di sicurezza è determinata dalla coniugazione di apparecchiature di brand diversi e dal livello di professionalità di chi procede all’installazione. La presenza di un solo punto debole, tra i fattori citati in precedenza, non garantisce l’esito finale auspicato. Lascio al lettore le riflessioni sulla mia esposizione. Molti mi giudicheranno non adeguato ai tempi, oppure solo un pavido, intimorito dall’ineluttabile progresso delle tecnologie. L’importante è avere la consapevolezza che in un piccolo contenitore semi-plastico da tavolo non si possono sintetizzare 50 anni di esperienza ed evoluzione delle nostre centrali di allarme.



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