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Cloud Computing: benefici e rischi

13/04/2011

Di Isabelle Poncet, Architecture Marketing Manager MED di Cisco

Il Cloud è uno dei temi emergenti di cui le aziende dibattono. Se da un lato molti dei benefici che esso apporta sono stati ampiamente riconosciuti, dall'altro c'è ancora poca comprensione dell'ampio range di infrastrutture cloud esistenti – un fattore importante per decidere se il cloud è la scelta corretta per la propria azienda. Inoltre i sistemi di cloud computing sono spesso assoggettati a critiche relative alla sicurezza, alla continuità del servizio e ai possibili conflitti con la privacy.

Mentre l'iPhone provoca nei fan dell'elettronica di consumo uno stato di euforia, la virtualizzazione e il cloud computing sono le tendenze attuali nel settore del corporate IT. Entrambe le tecnologie sono ormai diventate aree in cui focalizzare gli investimenti secondo molte aziende; tuttavia ci sono organizzazioni che non abbracciano il cloud, a detta loro a causa di problematiche relative alla sicurezza e all'affidabilità, altre lo stanno implementando in tempi brevi, spinte dalla prospettiva di benefici in termini di riduzione dei costi ed efficienza, ma alcune volte senza una strategia chiara a monte. C'è, comunque, la necessità da parte dei top Manager delle aziende di costruirsi un quadro più preciso di ciò che queste tecnologie rappresentano e gestire le proprie funzioni IT di conseguenza, piuttosto che buttarsi in questo progetto senza prima aver costruito una strategia a lungo termine o negare completamente questo tipo di innovazione.

Ritorno al futuro

In diversi modi sia la virtualizzazione che il cloud computing rappresentano un ritorno al vecchio paradigma informatico – una risorsa centrale e condivisa – che è emersa originariamente con i mainframe negli anni 40, 50 e 60. L'industria IT si è allontanata da questo approccio nei primi anni 80, quando i personal computer si sono diffusi all'interno delle aziende. Tuttavia, l'infrastruttura informatica attuale è diventata una complessa ragnatela, in cui innumerevoli server sfruttano solo poche frazioni delle loro capacità. Secondo IDC, il tasso di utilizzo di una piattaforma x86 basata su server è in media solo il 15%! (www.boic.com/b1midc200409.pdf). Naturalmente, ciò è incredibilmente dispendioso a livello sia di energia che di costi, e lo rende molto inefficiente nel sostenere l'attuale approccio basato sui desktop. Ecco perché, oggi, l'industria sta ritornando verso un modello più efficiente centralizzando e condividendo le risorse; ma questa volta utilizzando i server al posto dei mainframe. Con questo nuovo paradigma la rete è intrinseca, permettendo così alle informazioni e ai servizi di essere disponibili, modificabili, aggiornati e condivisi molto più velocemente ed efficientemente di prima. Diventa, inoltre, il punto centrale che connette ogni cosa all'interno dell'azienda, è la piattaforma sulla quale tutte le risorse e le applicazioni possono essere condivise nel modo più efficiente possibile.

La rete abilita il cloud

Col termine "virtualizzazione" si intende la creazione di risorse "virtuali"– ad esempio, permettere al dipartimento IT di caricare diversi server "virtual" su una singola macchina e condividere in modo efficace quella macchina per massimizzare il suo utilizzo. Tutto ciò, oggi, ha un valore inestimabile, poiché il boom dei data centre degli ultimi anni ha lasciato molte organizzazioni con risorse IT che non vengono sfruttate al massimo, con elevati consumi di energia e di elettricità. La virtualizzazione rende più efficiente l'utilizzo delle risorse, delle applicazioni e della condivisione dei servizi sulla stessa infrastruttura. Integrando le risorse virtuali su ogni tipo di rete crea un "cloud"– una risorsa cui si può accedere da qualsiasi punto che tocca la rete. Questo vale sia per la più grande rete in assoluto – internet (spesso definita come il cloud pubblico) – sia per la propria rete aziendale (un cloud privato). La cosa importante di cui tener conto è che non esiste solo un cloud dominante che connette tutte le applicazioni e servizi, ma una moltitudine di silos accessibili da differenti attori. I cloud "privati", ad esempio, sono accessibili solo dalle aziende che si affidano a quel particolare cloud. Il "Public clouds" – come quelli che offre Google – sono potenzialmente accessibili a tutti attraverso internet. Ma questa dicotomia tra cloud privato e pubblico è fuorviante e artificiale. Questo implica l'esistenza di soli due modelli. Può essere privato e/o interamente pubblico. Ma in realtà ci sono diverse sfumature tra le due posizioni. Tra il cloud pubblico e privato esistono diverse altre forme, come per esempio il cloud ibrido – un mix dei due, o un community cloud – dove l'infrastruttura è condivisa da diverse organizzazioni e supporta una specifica comunità.

Diversi percorsi verso il cloud

Esistono, come dicevamo poc'anzi, diverse tipologie di cloud, ma ci sono anche diversi percorsi che si possono intraprendere per giungere ad esso, e differenti scopi per i quali potrebbe essere utilizzato. Un cloud privato risulta solitamente più adatto per le aziende molto grandi che hanno risorse finanziarie da investire nella propria infrastruttura, mentre i cloud pubblici sono particolarmente utili alle aziende medio piccole (PMI), poiché infrastruttura. A parte le implicazioni finanziarie, le organizzazioni possono essere spinte da altre ragioni a scegliere un tipo di cloud piuttosto che l'altro. Diverse aziende nel settore finanziario, ad esempio, non vogliono immettere dati sensibili in un cloud pubblico per ragioni di normative e sicurezza. Comunque, il "cloud privato", in un'infrastruttura virtualizzata è reso accessibile attraverso canali web sicuri, che possono fornire benefici simili in un ambiente controllato e rispettoso delle normative.

Non è una panacea

Come ogni altro singolo strumento tecnologico, il cloud computing non è la risposta a tutte le problematiche dell'IT aziendale. Sebbene possa garantire reali benefici economici grazie alla diminuzione della spesa in conto capitale, un migliore utilizzo delle risorse di tutto il patrimonio IT e anche una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, molti dei benefici a lungo termine del cloud computing non risiedono nelle efficienze che apporta all'IT. Oggi ci sono nuovi modi di lavorare, il lavoro non è più confinato alla scrivania dell'ufficio – è una cultura aziendale in evoluzione come l'adozione di nuove tecnologie, e spesso questo dipende dalla natura della propria azienda. Inoltre, organizzazioni altamente regolate possono avere restrizioni nell'adottare il cloud computing pubblico per specifiche funzioni. Tutti questi aspetti necessitano di essere valutati quando si deciderà di adottare una qualsiasi tipologia di cloud computing.

La scelta alle aziende

La virtualizzazione e il cloud computing sono temi di cui parlano i top manager delle aziende, cavalcando l'onda della pubblicità e di una nuova prospettiva. Purtroppo, nonostante abbiano un grande potenziale in diversi scenari aziendali, non esiste un solo percorso che le aziende devono seguire per adottare il cloud. Un punto da tenere presente da un punto di vista tecnologico è che le aziende non dovrebbero valutare offerte individuali di vendor per i servizi di cui hanno bisogno, bensì scegliere soluzioni basate su standard aperti e che offrono flessibilità, evitando così di chiudere le porte a nuove innovazioni. Da un punto di vista aziendale, è importante che le organizzazioni valutino i benefici economici ma anche le evoluzioni delle business practice nel lungo termine, rese possibili attraverso il cloud computing e la virtualizzazione. Infine, le aziende dovrebbero trovare un partner esperto ed affidabile che può dare consigli su quale sia la strada migliore a seconda delle diverse esigenze.



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