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Sicurezza negli istituti bancari: il parere del progettista

01/06/2017

di Pierdavide Scambi, Titolare dello studio di progettazione e consulenza e formazione Scambi in Vicenza www.studioscambi.com

Il settore bancario, e specificatamente le banche, è stato storicamente il principale integratore e utilizzatore di sistemi di sicurezza fisica, elettronica e informatica. E’ infatti di fondamentale importanza, in ambienti di natura finanziaria, poter eliminare ogni possibile rischio per le strutture, che non a caso richiedono un livello di sicurezza e protezione di massima efficienza.

I sistemi di sicurezza continuano a rivestire un ruolo fondamentale per la gestione dei rischi all’interno delle banche e devono rispondere a criteri severissimi in ambito di sicurezza, protezione e comunicazione. Tra i problemi da gestire, occorre menzionare: rischio rapina; rischio sequestro; rischio estorsione; rischio rapimento; rischio aggressione da clienti o terzi in genere; rischio vandalismo e frode agli sportelli automatici; integrazione dei concetti di sicurezza e protezione nelle operazioni bancarie; gestione di un’ampia varietà di autorizzazioni di accesso; sistemi antintrusione e allarme, videosorveglianza, rilevamento incendio e monitoraggio costante. La piena consapevolezza che il fenomeno delle rapine tocca aspetti molto delicati dell’operatività quotidiana ha condotto il sistema bancario, da un lato, a perseguire lo sviluppo e il rafforzamento di nuove forme di collaborazione con le istituzioni preposte all’ordine pubblico e, dall’altro, a dirigere gli sforzi verso una più efficace prevenzione interna, soprattutto attraverso iniziative rivolte alla progressiva diffusione di sistemi di sicurezza ad alta innovazione tecnologica e di strumenti informativi e formativi per i dipendenti.

NORME, GIURISPRUDENZA, PROTOCOLLI

L’evoluzione è stata anche sottolineata da numerose pronunzie giurisprudenziali. Difatti l’articolo 2087 del Codice Civile recita: “l’imprenditore è tenuto ad adottare, nell’esercizio dell’impresa, le misure che secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori”. La norma impone un obbligo di protezione: il datore di lavoro deve dunque adottare tutte le misure idonee a proteggere il lavoratore nell’ambiente di lavoro, non solo in relazione ad attività collegate direttamente allo svolgimento della prestazione lavorativa, ma anche ad attività ad essa estranee, quali ad esempio quelle criminose messe in opera da terzi (Cassazione Civile Sez. Lav. 22 marzo 2002 n.4129). Le “misure” da adottare non si riferiscono solo a regole di esperienza collaudate e preesistenti, ma a tutte quelle idonee a preservare l’integrità psicofisica, tenuto conto della concreta realtà aziendale e della possibilità di venire a conoscenza e di indagare sull’esistenza di fattori di rischio in un determinato momento storico (Cassazione Civile Sez. Lav. 14 gennaio 2005 n.644).

La valutazione del rischio secondo il D.L. n.81 del 9 aprile 2008 testualmente recita all’articolo 28, comma 2: Il documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), redatto a conclusione della valutazione, deve avere data certa e contenere:

a. una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa;

b. l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a);

c. il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza;

d. l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri;

e. l’indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o di quello territoriale e del medico competente che ha partecipato alla valutazione del rischio;

f. l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.

A dimostrazione dell’impegno e dell’attenzione con cui il settore bancario segue il fenomeno criminoso, si pongono i numerosi protocolli d’intesa finalizzati a prevenire e contrastare la criminalità in banca sottoscritti dall’ABI e dalle banche con le Prefetture e con le Forze dell’Ordine (Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza).

MISURE TECNOLOGICHE

Per tutelare sia i dipendenti bancari che i clienti della filiale, gli istituti bancari si sono dotati di vari tipi di misure di protezione contro i fenomeni di furti, aggressioni e rapine. Ma spesso dotarsi solamente di bussole per l’accesso controllato, di tornelli, porte accessibili solo con consenso elettronico, metal detector e impianto di videosorveglianza, non basta. L’orientamento generale (che comunque trova riscontro anche nel mercato privato, pubblico e industriale) è la progettazione e realizzazione di una serie di prodotti altamente tecnologici, basati su tecnologia IP, che integrati anche su sistemi di sicurezza già esistenti, permettono di gestire in modo automatico tutta la sicurezza e la videosorveglianza bancaria. Per quanto riguarda il controllo accessi, attraverso l’utilizzo di sistemi software di riconoscimento biometrico, le telecamere installate all’interno e/o all’esterno delle bussole di accesso sono in grado di rilevare i volti delle persone che si presentano coperti o mascherati, associando quindi in determinate aree identità e diritti di accesso. Ad integrazione delle funzioni sopra descritte, l’analisi video permette inoltre, in automatico, di rilevare spostamenti di persone nell’area monitorata e di identificare il superamento di barriere fisiche (finestre, balconi, terrazze, griglie, porte ecc.), compreso l’abbandono di borse e oggetti sospetti. Inoltre, tramite moduli aggiuntivi costituiti da schede di campo o protocolli di supervisione di centrali antintrusione, controllo accessi e rilevazione fuoco o fumo di terze parti, si aggiungono tutti i dispositivi di filiale (quali sensori volumetrici, sismici, contatti, rilevatori di fumo, badge, transponder ecc.) visualizzandone la gestione all’interno della piattaforma software. I presenti moduli, dotati di interfaccia web, di alimentazione PoE e predisposizione su barra DIN, consentono di controllare da remoto qualsiasi dispositivo, integrando in una unica soluzione sistemi di sicurezza, domotica e building automation con una estrema semplicità. E’ anche disponibile per sistemi in ambito enterprise e corporate una gestione di parametri ambientali, funzioni di storage failover, backup a caldo, connessioni contemporanee, centralizzazione multi sito, virtual machine, watermarking (certificazione sulla non manipolabilità delle immagini registrate) per un numero illimitato di utenti. Il concetto di piattaforma aperta consente, attraverso il software, di personalizzare ogni aspetto dell’interfaccia, adattandola ad ogni ambito installativo, ponendo in primo piano le esigenze di sicurezza della filiale bancaria.



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