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Proteggere il perimetro: sfide e tecnologie

14/04/2017

di Giovanni Villarosa, Laureato in Scienze dell’Intelligence e della Sicurezza, esperto di Sicurezza Fisica per Infrastrutture, Chief Security Officer e Data Protection Officer, Giovanni Villarosa è anche Vice Presidente di SECURTEC (Associazione culturale, composta da security manager certificati, che si occupa di tematiche legate al mondo - logica e fisica - per la protezione di infrastrutture complesse e critiche).

La sicurezza fisica, nel suo insieme, comprende quel complesso di misure che consentono di prevenire e/o dissuadere l’accesso fraudolento all’interno di “strutture”, siano esse fisiche (edifici, siti, etc) oppure digitali (server, dati, etc): si pensi, ad esempio, alla prevenzione da illecite intrusioni logiche ad un sistema informatico; oppure all’intrusione fisica di un sito ad alto rischio nucleare. Recinzioni, muri, tecniche di rivelazione intelligenti e misure di sorveglianza elettronica, rappresentano l’insieme delle possibilità per proteggere integralmente una infrastruttura dalle intrusione esterne; e questo perché è complessa la sicurezza richiesta in particolari infrastrutture: un aeroporto, un carcere, una centrale elettrica. Ma proprio come non basta solo porre un mattone (le tecnologie) sopra l’altro per costruire un muro (le difese), anche la protezione perimetrale richiede un buon “cemento” (i professionisti) che possa consolidare il risultato.

Questa “coesione” è rappresentata dall’installatore, dal progettista, dai professionisti nel loro insieme, che sinergicamente attuano attente pianificazioni, progetti pertinenti, avendo sempre chiari tutti gli scenari operativi sui quali operare: un’estesa area industriale richiede una protezione ben diversa da quella di un’azienda di piccole dimensioni; la giusta progettazione di una protezione fisica integrata deve rispondere, in maniera lineare, alla sua basica missione: prevenire l’evento in funzione dei molteplici scenari di minaccia. Non dimentichiamoci mai questo assunto: la sicurezza è un sentimento, oltre che un dato di fatto! E poiché il senso di sicurezza può essere un sentimento molto soggettivo, beh allora il professionista deve sempre analizzare attentamente il punto di inizio da cui partire: l’analisi dei rischi. Ogni bene, nel sue insieme, ha le proprie peculiarità, ed è in un certo senso “predestinato” a subire nel tempo determinati tipi di minacce, di attacchi, o semplicemente esposto all’azione criminale. Per questo motivo, l’analisi delle tipologie delle minacce alle quali potrebbe essere esposto l’edificio, l’infrastruttura, o tutti quei beni “tangibili e intangibili”, come pure i profili dei potenziali attaccanti, rappresenta il primo e insostituibile atto che il professionista deve predisporre analizzando tutti i fattori di possibile rischio aziendale, ad esempio: quali sono i possibili scenari di minaccia? Chi sono e quali sono le finalità degli attaccanti? Come è strutturata l’azienda? Come è configurato il perimetro esterno? Quali e quale sicurezza hanno le protezioni fisiche passive? E’ bene tenere sempre presente che la minaccia può derivare da due possibili scenari: da un lato troveremo tutte quelle azioni criminali mirate ai sabotaggi, aggressioni, effrazioni, furti o spionaggio; dall’altro tutte quelle azioni criminali non propriamente mirate, come gli atti vandalici, teppismo o violenze di matrice politica. Le risultanze di ciò rappresentano i danni presumibili, il potenziale di rischio, e pertanto si possono già prevedere gli obiettivi da proteggere e i punti nevralgici da sorvegliare più attentamente.

PROTEGGERE IL PERIMETRO

Già da questa prima analisi di rischio si possono dedurre le possibili misure di protezione attiva. Un professionista, installatore o progettista che sia, deve sempre ricordare questa semplicissima equazione: un bene è ben protetto solo se la durata della resistenza di una misura di protezione (passiva e/o attiva) è uguale o superiore al tempo di reazione necessario per l’intervento finale di verifica sui luoghi, da parte del personale di sorveglianza aziendale o degli organi di polizia. Proteggere il perimetro di “aree sensibili” comporta l’impiego di tecnologie (sensori) atte a rilevare la violazione delle aree protette la cui affidabilità e capacità di rilevazione sia elevata; se consideriamo il perimetro esterno di una qualsiasi struttura, certamente sarà in qualche modo delimitato da “architetture” fisiche, siano esse recinzioni metalliche, cancellate o muri perimetrali; tutti questi elementi strutturali rappresentano passivamente il “primo anello di sicurezza perimetrale”, che l’infrastruttura possiede per “default”, il più delle volte realizzate non con criteri imposti dalle regole proprie della sicurezza, ma da precisi e insormontabili obblighi e vincoli urbanistici: su questo, anzi da questo partirà il professionista, per poi realizzare la futura protezione perimetrale “attiva”. Come detto, oltre a indicare i confini della proprietà, l’obiettivo delle misure di sicurezza passive consiste nell’impedire l’intrusione o gli spostamenti all’interno dei settori protetti. In molti casi, elementi naturali come fossati e terrapieni, siepi, fossi d’acqua o zone paludose, offrono già una buona protezione perimetrale naturale. Non bisogna comunque dimenticare che la protezione meccanica deve essere garantita con qualsiasi condizione meteorologica: il primo passo è, infatti, la progettazione e la realizzazione di dispositivi di protezione fisica passiva adeguati e durevoli. Proteggere un perimetro aziendale, pubblico o privato che sia, richiede sistemi di rivelazione tanto reattivi, quanto precisi e affidabili; saper utilizzare questi sistemi presuppone, per converso, installatori e progettisti altamente preparati, skillati professionalmente. L’elettronica dedicata alla moderna sensoristica per l’antintrusione perimetrale è concepita per segnalare i tentativi di accesso non autorizzato con il massimo anticipo, ancora prima che l’intruso penetri nell’area protetta, traendone un vantaggio duplice: da un lato, questi sistemi rappresentano un importante fattore deterrente, scoraggiando sul nascere la maggior parte dei tentativi di intrusione; dall’altro lato, forniscono più tempo per intraprendere le necessarie azioni e reazioni di difesa. La rilevazione elettronica antintrusione diventa perciò parte integrante con la struttura fisica; per la sensoristica l’adattabilità è la chiave di tutto per attuare una sorveglianza elettronica puntuale, efficiente ed efficace. Esistono diverse tecnologie perimetrali adatte allo scopo: si va dall’impiego di fibre ottiche ai cavi microfonici, dalle barriere ad infrarossi o microonde fino ad arrivare all’impiego più specializzato di sensori dedicati, che applicati alle recinzioni hanno la capacità logica di rilevare, e di discriminare in modo efficace, i tentativi di taglio, arrampicamento e sfondamento della recinzione stessa.

ALLARMI IMPROPRI

In linea generale è molto facile rilevare un’intrusione, quello che è difficile è rilevare soltanto l’intrusione. Ed questa la vera sfida tecnologica dei produttori di sensori perimetrali dalle alte prestazioni, perché è proprio su questo terreno che si confrontano tecnologie e scelte produttive. I professionisti che realizzano i sistemi perimetrali di sicurezza, invece, sanno che devono costantemente confrontarsi con una serie di problematiche di carattere ambientale: i cosiddetti falsi allarmi o allarmi impropri e devono essere in grado di poterli contrastare. Come? Un sensore cosa deve rilevare? Sul  di una recinzione è necessario rilevare e discriminare tre diverse tipologie di attacco: il taglio, l’arrampicamento e lo sfondamento del perimetro. Ad esempio, esaminiamo il più impegnativo, il taglio della recinzione, che viene generalmente eseguito con normali tronchesine, utensili facili da trasportare e occultare, e dove bastano pochi tagli per aprirsi un varco. Una tipologia di attacco molto insidiosa e fastidiosa, difficile da “trattare”, perché induce segnali di bassa intensità, complessi da processare; ora, indipendentemente dalla tecnologia implementata alla sensoristica, questi segnali generati non sono dissimili dai disturbi ambientali naturali, anzi, ma facilmente captabili dai sensori come: “inganno”, falso allarme, allarme improprio, perché proprio la minima oscillazione della recinzione, una dilatazione termica, la pioggia, il vento, il movimento di vegetazione, etc., generano nel loro insieme, diversi segnali di disturbo. Ebbene il taglio è molto simile a gran parte di questi disturbi, ecco perché diventa difficile distinguere un taglio della recinzione dai naturali disturbi ambientali. Un efficace e efficiente sistema di protezione perimetrale deve essere progettato e realizzato tenendo in debita considerazione questa variabile primaria, che potrebbe sommarsi, negativamente, a scelte poco professionali da parte degli installatori e progettisti.



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