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Tecnologia digitale da esterno: cosa sapere, come affrontarla al meglio

04/03/2017

dalla Redazione

Difficile immaginare la nostra vita senza tecnologia digitale. Prendiamo l’integrazione tra centrale antintrusione e tecnologia digitale, ad esempio: quanta strada è già stata fatta e cosa ci aspetta il futuro? E’ evidente che ogni buona scelta d’installazione non può partire che da una buona centrale. Una decisione attenta dovrebbe tenere in considerazione elementi come il numero e la tipologia dei sensori da collegare, il numero di aree da gestire, il tipo di area protetta, le richieste dell’utente e i possibili sviluppi che l’esperienza professionale suggerisce. Ma poi? Oggi grande attenzione viene posta sui sensori, la cui qualità della rilevazione e la capacità di gestire le informazioni li rendono “prodotti universali”, ovvero impiegabili per diverse tipologie di impianto.

Protezione esterna vuol dire anche siepi, reti metalliche, alberi: quali scelte installative occorre operare per ridurre i possibili disturbi?

Risponde Luca Libralon, responsabile Centro Ricerche AVS Electronics - www.avselectronics.com  

La prima cosa da fare è sempre identificare delle zone adatte all’installazione, riuscendo ad individuare delle aree ragionevolmente libere, sia per consentire una migliore opportunità di rilevazione, sia per ridurre il rischio di incappare in allarmi indesiderati. In ogni caso, per la scelta della tecnologia ottimale è necessario prendere delle decisioni: quando la protezione perimetrale con barriere a microonda non è percorribile, si può optare per una tecnologia digitale più flessibile, ovvero la soluzione passiva in doppia tecnologia. I sensori, in genere, hanno coperture dai 5° ai 100° con portate variabili tra i 10/25 metri. Oppure, quando non ci fosse sufficiente spazio a disposizione, è possibile scegliere soluzioni ad effetto tenda, così da permettere di ridurre la zona di rilevazione eliminando le insidie ambientali. In questi casi, bisognerà, in fase di taratura, considerare che ci potrebbero essere delle variazioni di “performance” del sensore in funzione del cambio delle condizioni climatiche.

Parliamo dunque molto di digitale. Ma cos’è, esattamente? Potremmo dire che la tecnologia digitale trasforma numeri in un’azione grazie ad un software di elaborazione. Nel caso dei sistemi di rilevazione, una volta ricevute dai PIR (rilevatori ad infrarosso) e/o dalla MW (microonda) delle informazioni numeriche, questi numeri vengono elaborati dal software inserito nel prodotto e trasformati in azione. I sensori sono oggi dei piccoli calcolatori in grado di determinare, secondo delle logiche prestabilite, cosa deve accadere se si rileva un segnale. Una delle più affascinanti prospettive che questa tecnologia offre è quella che, partendo da informazioni certe, gli sviluppatori, grazie alla loro esperienza, decidono cosa deve accadere. I software di analisi sono ogni giorno più raffinati e l’esperienza degli staff di sviluppo generata in anni di progettazione di sistemi di rilevazione permette di integrare il software di analisi con delle formule che sono in grado di compensare quelle variabili che usualmente generano falsi allarmi.

L’OFFERTA

L’offerta è varia come lo sono le esigenze. Basti ricordare che il mercato oggi offre barriere a microonda con portate variabili da 60 a 200 metri, doppi/tripli/quadrupli sensori ad infrarosso da esterno che possono essere completi anche di integrazione a microonda con coperture variabili da pochi metri fino ad oltre 20, oppure sensori ad effetto tenda da esterno, sempre in doppia tecnologia, o, ancora, soluzioni volumetriche per interno in doppia tecnologia con coperture variabili fino ai 15/16 metri. Vediamo, ad esempio, come affrontare la sicurezza esterna, che, a volte, pone dei dubbi su come gestire al meglio le variabili che contesti ambientali possono presentare. In primo luogo, una conoscenza attenta del sensore e delle opportunità che la tecnologia digitale ci mette a disposizione è sicuramente una buona base. Se dovessimo affrontare una protezione perimetrale con barriere a microonda, ad esempio, sarebbe fondamentale ricordare che il lobo che si crea è un cilindro via via sempre più grande a seconda della distanza che si deve proteggere. Potrebbero essere sufficienti corridoi stretti anche solo un paio di metri per protezioni “corte” (una ventina di metri), ma si potrebbe dover arrivare anche a corridoi larghi 15 metri su tratte da 200 metri di protezione.

DIGITALE E MICROONDA

A differenza del passato, la tecnologia digitale applicata alle barriere a microonda permette di riuscire ad analizzare al meglio i segnali rilevati in campo e, soprattutto, di “tarare” in modo molto raffinato il prodotto. Un risultato evoluto, visto che si arriva non solo a memorizzare i segnali che generano allarmi ripetitivi, ma anche a permettere di creare delle regole per fare in modo che determinati segnali possano essere non considerati dal sensore, eliminando di fatto il problema. La tecnologia digitale, in questo caso, ci offre la possibilità di creare un prodotto “su misura” e personalizzato. Un’insidia che è necessario valutare, quando si parla di sicurezza esterna, è la distanza da siepi, reti metalliche, alberi - tutti elementi che possono creare instabilità alla barriera. Fermo restando che rispettare delle distanze minime consigliate è sempre la soluzione migliore, la tecnologia digitale permette di riuscire a ridurre i disturbi che questi elementi generano, come se si riducesse la zona di rilevazione. In realtà non è possibile ridurla realmente, ma a livello software si può intervenire per cambiare le caratteristiche tecniche del sensore. Tutto questo normalmente è possibile intervenendo con software dedicati all’installatore, collegabili direttamente alle barriere via USB oppure con altre interfacce di comunicazione (linea telefonica/GSM/TCP-IP).

DIGITALE E CENTRALE

Non possiamo poi non considerare quella che si potrebbe indicare come la soluzione perfetta, ovvero quando la tecnologia digitale si fonde alle centrali, vero e proprio cuore del sistema, sfruttando le connessione su bus seriale RS485. Il primo evidente vantaggio è che questo collegamento permette veloci cablaggi: non sarà quindi più necessario fare degli schemi di collegamento articolati ma, una volta deciso uno schema per il passaggio dei dati (tx/rx) e l’alimentazione (+/-), questo sarà utilizzato per ogni sensore. Sarà quindi quasi “impossibile” effettuare degli errori. Otre a questo, il collegamento seriale permette di far passare tutte le informazioni relative allo stato del sensore direttamente su due conduttori, senza dover riportare i vari segnali dal sensore sugli ingressi fisici di centrale - operazione che spesso richiede più tempo del previsto. In secondo luogo, attraverso il dialogo tra centrale e tecnologia digitale, si crea un vero e proprio sistema che, tramite le varie opportunità di connessione, permette al manutentore di essere sempre in grado di intervenire. Parlare di collegamenti PSTN, GSM o USB oggi è riduttivo: internet accompagna la nostra quotidianità e, anche nei sistemi antintrusione, il web sta prendendo sempre più piede. Per questo è importante disporre di una scheda di rete efficace e funzionale alle diverse esigenze.

CONCLUSIONI

In conclusione, possiamo riconoscere che la tecnologia digitale, con la sua flessibilità, permette di variare dei parametri via software, con semplici connessioni con il PC, migliora le opportunità di taratura degli installatori e valorizza al massimo la qualità delle installazioni. Per questo, quando il digitale entra a far parte integrante di un sistema, le performance del prodotto e le capacità dell’installatore vengono valorizzate ed esaltate.



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