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Sistemi di videosorveglianza in ambito comunale

14/02/2017

di Pierdavide Scambi, Titolare dello studio di progettazione e consulenza e formazione Scambi in Vicenza www.studioscambi.com

Anni di ricerche, in ambito nazionale e mondiale, hanno dimostrato che, quando i cittadini chiedono sicurezza, non si riferiscono soltanto ai comportamenti criminali, ma ad un’ampia gamma di condizioni che fanno percepire l’ambiente urbano come sicuro. La prevenzione del crimine è un tema di grande rilevanza nel dibattito pubblico, che da tempo ha caratterizzato una vasta gamma di misure definite come preventive e adottate da una considerevole varietà di soggetti. Favoriti da numerosi interventi legislativi statali, che hanno attribuito ai Sindaci ed ai Comuni specifiche competenze in materia di tutela dell’incolumità pubblica e della sicurezza urbana, e da incentivi economici statali e regionali che hanno incrementato forme di difesa passiva, controllo e deterrenza di fenomeni criminosi e vandalici attraverso l’uso delle telecamere, i sistemi di videosorveglianza rappresentano una tra le misure di controllo del territorio a cui i Comuni hanno rivolto e continuano a rivolgere una sempre maggiore attenzione.

L'approntamento e l’implementazione di sistemi di videosorveglianza in ambito comunale, attrezzati con sistemi tecnologicamente avanzati di controllo visivo di telesorveglianza e servizi informatici per la sicurezza, ha fino ad ora favorito l’interoperabilità tra le centrali delle Forze di Polizia nazionali. Tali impianti sono destinati ad assolvere funzioni riconducibili essenzialmente a: • osservazione diretta da remoto di aree o eventi; • vigilanza su persone e beni, sostituendo, in tutto o in parte, la presenza umana sul posto; • visualizzazione automatica, con segnalazione di allarme audio e visivo, di immagini video provenienti da una telecamera per la quale si siano verificate condizioni di allarme; • registrazione e riproduzione delle immagini di una o più sorgenti video, in modalità manuale ed automatica; • comunicazione con sistema con protocollo standardizzati; • fruibilità delle interfacce software per l’integrazione con sistemi già presenti presso le centrali operative.

OCCHIO AL POSIZIONAMENTO

Lo sviluppo e la messa in opera, negli ultimi decenni, di impianti analogici e digitali, secondo indicazioni spesso poco affini ad una reale analisi del rischio, hanno però condotto ad un’utilizzazione impropria e non sempre funzionale di tali sistemi, generando diseconomie che hanno dato origine ad un inappropriato investimento di risorse pubbliche. Con la circolare ministeriale dell’8 febbraio 2005, perveniva però l’utilità di un intervento dei Comitati Provinciali per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, per la scelta delle aree interessate dal posizionamento degli apparati di videosorveglianza, la quale dovrà essere particolarmente oculata. Si sono quindi formulate delle nuove indicazioni relative alla valutazione dei futuri progetti di controllo tecnologico del territorio, che attengano a nuove installazioni o all’aggiornamento di quelle esistenti.

SICUREZZA INTEGRATA

Un ulteriore fattore di valutazione deriva poi dalle indicazioni del Decreto Ministeriale del 05 agosto 2008, sull’influenza nella percezione di sicurezza del contesto ambientale in rapporto ad una serie di fattispecie situazionali. Quindi il dispiegamento di sistemi di video ripresa urbana non può rappresentare una misura autoreferenziale, ma deve trovare rispondenza all’interno di una politica integrata di sicurezza con altre di atto in ambito locale. In sintesi, la valutazione andrà opportunamente preceduta da un’approfondita attività istruttoria volta a: • tracciare un bilancio delle risorse locali disponibili, umane e strumentali, e dei dispositivi esistenti che consentano di trovare risposte alla situazione diagnosticata; • realizzare una diagnosi preliminare che definisca in modo obiettivo i fabbisogni locali, così da poter valutare l’effettiva adeguatezza della scelta della videosorveglianza; • definire gli obiettivi ed individuare i vantaggi ed i risultati attesi dal sistema; • stabilire la tipologia di sistema che può consentire di conseguire tali obiettivi in maniera realistica, ossia calibrando il sistema in modo da fornire risposte pertinenti ed efficaci ai fabbisogni individuati.

Tale conseguenza ha promosso una riflessione congiunta tra l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), il Dipartimento di Pubblica Sicurezza e i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, finalizzata ad un’analisi qualitativa dei processi decisionali, che hanno finora orientato l’utilizzazione dei sistemi di videosorveglianza, allo scopo di poter meglio indirizzare le autorità municipali attraverso l’individuazione di “best practice”, mediante un’apposita direttiva del Ministero dell’Interno n.558/ SICPART/421.2/70. La direttiva ha tenuto conto anche del Provvedimento Generale del Garante in materia di videosorveglianza dell’8 aprile 2010. L’annesso Documento Tecnico della direttiva del Ministero dell’Interno n.558/SICPART/421.2/70 definisce quindi le linee guida e le caratteristiche di riferimento dei nuovi impianti di videosorveglianza cittadina.

CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI

Il Documento Tecnico è articolato in tre capitoli: 1. scopo del documento; 2. telecamere per videosorveglianza di contesto di osservazione; 3. sistema di gestione e trasporto dei flussi video.

Al capitolo 2 (paragrafo 2.1) troviamo le caratteristiche delle telecamere di contesto fisse, che dovranno essere tali da permettere una visione quanto più ampia dell’area di ripresa. Nel capitolo 2 (paragrafo 2.1.1) troviamo le caratteristiche delle telecamere di osservazione, che dovranno assicurare la completa visione a 360° sul piano orizzontale e a 180° sul piano verticale e non dovranno consentire ad un osservatore esterno di individuare l’area inquadrata. Nel capitolo 3 (paragrafo 3.1) troviamo infine le caratteristiche dell’architettura di rete. Il sistema di videosorveglianza si dovrà basare su un’architettura di rete IP che permetta la connessione tra gli apparati di campo e le sale apparati/sale controllo. In funzione dei mezzi trasmissivi da utilizzare (ad es. fibra ottica, apparati wireless), le scelte architetturali dovranno rispettare in ogni caso i requisiti di seguito riportati: a) capacità di banda necessaria al trasferimento delle immagini in funzione delle caratteristiche delle telecamere e della topologia della rete di trasporto; b) crittografia dei flussi video in accordo a quanto richiesto al paragrafo 3.3.1 comma f) dal “Provvedimento in Materia di Videosorveglianza” del 08/04/10 del Garante per la Privacy (utilizzo di reti pubbliche e connessioni wireless); c) affidabilità; d) eventuale ridondanza. Nel capitolo 3 (paragrafo 3.2) troviamo le caratteristiche dei videoserver, che devono essere in grado di acquisire, in contemporanea, tutti i flussi provenienti dalle telecamere, che vengono convogliati nel sistema. Infine nel capitolo 3 (paragrafo 3.3), ritroviamo la descrizione del sistema di registrazione e conservazione dei filmati, nell’ottica delle finalità di impiego da parte della Autorità Giudiziaria, che deve consentire: l’archiviazione schedulabile con playback; la capacità di registrazione per singola camera con gestione del pre e post allarme; la memorizzazione delle immagini provenienti da tutte le telecamere al massimo framerate possibile; l’archiviazione di flussi con algoritmo di compressione MJPEG/ MPEG4/H264; la registrazione delle immagini (che deve avvenire in forma cifrata per garantirne la riservatezza e l’integrità); l’esportabilità (da locale o da remoto) dei filmati con corredo di specifico visualizzatore per la decifratura e verifica dell’integrità degli stessi; la capacità di storage deve essere dimensionata per la registrazione contemporanea di tutte le telecamere al massimo frame rate consentito dalle stesse e/o dalla connettività, per un periodo di almeno 7 gg 24h.



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