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Body scanner tra pregi, difetti e mode

31/01/2010

di Gianfranco Bonfante (*)

25 dicembre 2009. In una data carica di simbolismo per molti calendari del mondo, Umar Farouk Abdulmutallab dà fuoco ad una mini carica di esplosivo con l'intento di far saltare in aria l'Airbus A330, diretto a Detroit dalla Nigeria via Amsterdam. Per un degrado tecnico o manuale del processo esplosivo tutto si risolve in una fiammata, ma l'ordigno è sofisticato: contiene infatti una mini carica, che sarebbe dovuta esplodere a contatto con un liquido iniettato con una siringa. Come è riuscito Abdulmutallab ad eludere i controlli di sicurezza, essendo peraltro schedato come estremista? Dopo aver ammesso il "fallimento strutturale " della prima linea di difesa contro il terrorismo, il Presidente Obama ha assicurato un inasprimento dei controlli.
Con i Body Scanner in prima linea.

Il Body Scanner, o scansionatore del corpo, consente un'ispezione corporale per individuare armi e/o esplosivi senza alcun contatto fisico con gli addetti alla sicurezza. I body scanner sono stati introdotti, da parecchi anni, dalla TSA (Transportation Security Administration) in 19 scali americani. La TSA garantisce che le macchine non invadono la privacy dei viaggiatori, non minacciano la salute e sono in grado di individuare con certezza armi, metalliche e non, nonché esplosivi portati sulla persona. Inoltre, sono i passeggeri a decidere se sottoporsi ai controlli dei Body scanner o a quelli manuali. Esistono due tipologie di body scanner: uno basato sulla riflessione di onde radio ad altissima frequenza (millimeter wave imaging technology) e l'altra sulla riflessione all'indietro di raggi X di energia molto bassa (backscattering): entrambi sono prodotti da società americane. L'impiego in Europa dei Body Scanner ha sollevato perplessità, tentennamenti, scuole di pensiero ed anche striscianti sospetti di attività lobbistica. In Italia, l'Espresso del 22 gennaio scorso ha sparato forte sull'affaire: enorme fatturato potenziale, problemi tecnici dei dispositivi, comportamenti non ortodossi di un certo personaggio americano che prima ha ricoperto un'importante carica statale patrocinando, nel 2005, l'adozione dei Body Scanner ed ora si trova a capo di una delle più importanti aziende costruttrici di questi prodotti. Da parte sua, il più letto quotidiano olandese, De Telegraaf, attingendo da una fonte di intelligence militare, ha scritto che Al Qaeda ha il suo body scanner personale per studiare il sistema di eludere la scoperta di esplosivi. Ma l'esigenza di rafforzare le misure di sicurezza sui voli aerei è considerata talmente prioritaria ed indifferibile che tutte le possibili obiezioni a proposito dell'opportunità di irrobustire i sistemi di controllo non trovano molta udienza, valicando ogni considerazione, compresi i diritti fondamentali (pudore incluso). Si ribatte che chi non intende sottoporsi al controllo verrà ispezionato manualmente. Non pare che i problemi mutino perché chi si sottopone va incontro a un "pat-down", ossia una perquisizione accuratissima ed invasiva. Inoltre occorre considerare il tempo impiegato (40 secondi con il body scan, almeno 2 minuti manualmente). Negli scali ove viene accentuato il controllo, transitano annualmente milioni di passeggeri e non è pensabile rallentare il traffico aereo e contestualmente sottoporre a pratiche stressanti chi è costretto a servirsi del mezzo aereo anche giornalmente. I ministri dell'Interno europei il 21 gennaio scorso hanno deciso di rinviare l'adozione del body scanner negli aeroporti del continente: prima si vogliono conoscere compiutamente gli effetti che il loro uso potrebbe avere sulla salute delle persone. Il ministro Maroni ha invece affermato che l'Italia andrà per la sua strada e la commissione tecnica interministeriale che si occupa del dispositivo presso l'Enac ha deciso di utilizzare il dispositivo in via sperimentale agli aeroporti Malpensa, Fiumicino e Venezia. Ma non più tardi del 22 gennaio l'Agenzia Italia ha riportato la notizia che il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) ha deciso di diffidare il ministro degli Interni Roberto Maroni, il ministro della Salute Ferruccio Fazio ed il presidente dell'Enac Vito Riggio, intimando loro di non installare i body scanner negli aeroporti italiani, in virtù dell'applicazione del principio di precauzione. Secondo il comunicato, stupisce la fretta e l'inversione di rotta del ministro Fazio, che solo due settimane prima dichiarava di non poter escludere a priori nessuna ipotesi di rischio, soprattutto per donne in gravidanza, bambini o frequent flyer. Il Garante per la Privacy Francesco Pizzetti, riferendo il parere del gruppo che riunisce gli omologhi europei, dopo che Olanda e Nigeria hanno annunciato che cominceranno a usare i "body scanner" nei rispettivi aeroporti, afferma: "l'uso del body scanner appare una misura eccessiva rispetto a una normale finalità di controllo dei passeggeri. Ovviamente è diverso il caso in cui questa tipologia di controllo sia adottata con riferimento specifico alla sicurezza, e a pericoli specifici per la sicurezza come il terrorismo. Ma anche nel caso in cui questo strumento debba essere usato nella lotta al terrorismo, non è opportuno ricorrere al cosiddetto "body scanner", evidente invasione della dignità della persona, con cui è possibile vedere se una donna ha una protesi mammaria, se indossa un indumento igienico o se ha una protesi all'anca. Riteniamo che sia meglio usare delle tecnologie che non consentono la visione immediata e diretta dell'interno del corpo umano ma che ne individuino la sagoma e lancino segnali (acustici o luminosi) in caso di rilevato allarme".A questo punto occorre porsi una domanda: perché la El Al Israel Airlines, da sempre nel mirino del terrorismo, continua a volare completamente illesa ed all'aeroporto Ben Gurion le code per l'imbarco non superano i 40 minuti? Perché mentre gli aeroporti dell'America del Nord sono oppressi da confusi protocolli di sicurezza, un convincimento emerge sempre categorico: "israelizzarsi". L'ISA (Agenzia di Sicurezza Israeliana) ha deciso di organizzare la sicurezza in modo da non interferire con l'operatività dell'aeroporto. La sicurezza è impostata su più livelli. Il primo prevede il blocco delle persone che in autovettura accedono all'aeroporto ed agli occupanti vengono rivolte due semplici domande: "Da dove venite? Come state?" Osservando l'espressione ed il modo di rispondere si comprende lo stato d'animo, l'ansia, il desiderio di nascondere le intenzioni. Il secondo ed il terzo livello sono impostati sempre sull'osservazione comportamentale e le persone sospette vengono invitate ad un'ispezione preliminare dei bagagli. Il quarto livello è rappresentato dal check-in: in circa 20 minuti viene chiesto, guardando il passeggero negli occhi, chi ha provveduto a confezionare i bagagli, che vengono scansionati in zona protetta da blindatura che può resistere sino alla forza d'urto di 100 chili d'esplosivo. Se emerge materiale sospetto, viene subito introdotto in un sacchetto di plastica, evidenziato graficamente ed esaminato in zona sicura da un esperto: poche persone si trovano nella zona di controllo. Al contrario, quante centinaia di persone sono addossate ai varchi di controllo di qualsiasi aeroporto del mondo? C'è quindi davvero bisogno di salire su un aereo per fare una strage? Inoltre in Israele i protocolli di sicurezza cambiano spesso in uno con l'evoluzione del rischio: la sorpresa è la regola, la routine non esiste ed il personale è estremamente addestrato. I Body Scan non sono mai stati impiegati. Il modello israeliano esalta la HUman INTelligence, ossia le informazioni ottenibili per mezzo di contatti interpersonali, che trova un intelligente bilanciamento con la TECHnical INTelligence, ossia con le informazioni ottenibili tramite tecnologie. Perché, body scan o no, anche il dispositivo tecnico più perfetto non sa penetrare la mente umana e comprenderne i meccanismi. L'uomo sì. Più facilmente, quanto meno.

(*) Direttore Generale di ItaSForum


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