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Sistemi nebbiogeni: dall'allarme all'antifurto

12/08/2015

di Ilaria Garaffoni

Costi percepiti come troppo elevati, ingombro delle macchine talvolta eccessivo o antiestetico, consumi energetici ritenuti poco sostenibili, modalità di installazione vissute come troppo complesse o troppo lunghe da apprendere, e infine timore di violare le normative. Queste ed altre perplessità fanno sì che le tecnologie di sicurezza legate ai nebbiogeni coprano ora solo una percentuale molto ridotta del mercato italiano degli impianti di sicurezza.
Peccato, perché in alcuni paese esteri, in particolare nel Nord Europa, queste tecnologie hanno fatto letteralmente il botto. Ma le cose potrebbero presto cambiare, perché questi presunti ostacoli sono stati già superati dall'evoluzione tecnologica e spesso rappresentavano già in origine dei falsi problemi.

Partiamo, come sempre, dai numeri. Che dimensione potrebbe presentare l'attuale mercato dei nebbiogeni in Italia? Quante macchine potrebbero essere già state installate e quindi quanto mercato potrebbe essere tuttora aperto ad una proposta commerciale di quel tipo?
Posto che manca una ricerca affidabile perché (Ur Fog) “vi sono troppi pochi produttori a cui rivenderla” (i player sono in tutto una decina – e l'Italia rappresenta peraltro un unicum rispetto ad altri mercati), i numeri sono comunque bassi e quindi facilmente influenzabili anche da una singola commessa. Il delta tra le stime “spannometriche” fornite dagli intervistati è risultato però davvero troppo ampio per riportare dei numeri anche solo giornalisticamente plausibili.

Stimando tuttavia che Protect, che detiene una posizione di leadership, abbia venduto dal 2009 ad oggi circa 12.000 nebbiogeni, in Italia potrebbero essere già installati, sempre spannometricamente parlando, circa 20.000 nebbiogeni. “Non siamo comunque ancora arrivati nemmeno al 10% delle possibili installazioni, tenendo conto del fatto che potenzialmente i nebbiogeni potrebbero essere integrati in tutti i sistemi d'allarme già esistenti” (Bandit). Quale che sia l'esatto numero di nebbiogeni attivi, certamente su questo mercato c’è ancora tanto da fare, e non solo su installazioni nuove ma anche su quelle già presenti (Teknofog). Considerando poi che una buona parte degli ambienti privati/commerciali/industriali dispone già di un sistema d'allarme, ma non anche di un antifurto in senso stretto, il mercato è potenzialmente illimitato (SmokeCloak). 

Verticali prevalenti

Attualmente il mercato del nebbiogeno è spinto sugli ambienti dove imperversa la “spaccata”, ossia il furto perpetrato in massimo tre minuti – modalità, purtroppo, sempre più diffusa ed efficace. In tali situazioni, la sorpresa e il senso di disorientamento che colpiscono il ladro grazie all'emissione della nebbia, in genere provocano la fuga prima che la refurtiva venga afferrata e i locali siano danneggiati irreparabilmente. E spesso prima che vengano ferite o uccise delle persone, perché il nebbiogeno può essere una prima risposta anche contro il rischio rapina. In Italia i negozi di ottica, di elettronica, come pure le profumerie o le boutique di abbigliamento, appaiono particolarmente sensibili alla proposta del nebbiogeno. Gli interlocutori ideali di questa tecnologia, però, come peraltro dimostrano le alte vendite all'estero, sono le gioiellerie e le banche. Per un certo periodo da noi ha “tirato” il mercato delle slot machines (sale bingo, gaming, bar attrezzati), ma il boom si è affievolito ad esaurimento delle relative agevolazioni. Resta comunque un ampio mercato potenziale...e allora perché il nebbiogeno non decolla? Affrontiamo problema per problema, vero o presunto che sia, sfatando falsi miti e aggiornando gli operatori sulle evoluzioni tecniche intercorse.

Costa troppo?

Partiamo dal costo, considerato un problema oggettivo dalla maggioranza dei vendor intervistati, benché sostanzialmente analogo a quello di un buon impianto di allarme (DefenderTech). C'è chi l'ha risolto creando gamme produttive alla portata di tutti (Ur Fog) e che c'è chi punta più sulla corretta illustrazione del reale rapporto qualità/prezzo perché “quando il potenziale risolutivo del nebbiogeno viene portato a conoscenza dell’utilizzatore, le risposte sono molto positive” (Teknofog) e l'efficacia antifurto del nebbiogeno bypassa da sola l’ostacolo del prezzo (Aura Sicurezza). Certamente se si diffondesse questa cultura presso gli operatori (distributori e installatori) e gli utilizzatori finali, il mercato potrebbe raggiungere numeri - e quindi costi - più allineati alle aspettative degli utenti. Ma per farlo, occorre abbattere altri ostacoli.

E' ingombrante?

 

Il secondo problema, rilevato dagli installatori intervistati, è l'ingombro - che in un paese attento all'estetica come il nostro, può senza dubbio dirsi un fattore rilevante. Forse non a caso Aura Sicurezza ha brevettato una tecnologia che rende i nebbiogeni eleganti e piccoli come un iPad e Teknofog sta lavorando ad un progetto che potrebbe rivoluzionare il settore. Ma anche l'attuale ingombro del nebbiogeno è facilmente occultabile dietro alle pareti o nel controsoffitto, perché in genere le macchine sono più piccole dei comuni elementi tecnologici presenti nelle case (ventilconvettore, split, etc).


Consuma troppo?

 

E' allora un problema di consumi? Anche qui, c'è chi ritiene che si tratti di un falso problema - o che dipenda da quale tipo di macchina viene installata, visto che il consumo medio dei nebbiogeni va dai 30W/h a 70W/h (Teknofog). Ma c'è anche chi ritiene la questione molto seria, quanto meno in una prospettiva futura, quando l'energy saving diverrà una variabile sempre più importante di qualunque decisione di spesa. In tal senso Ur Fog vanta consumi ridotti grazie al maggiore spessore e qualità dell’isolamento posto intorno al sistema di scambio, mentre Aura ha abbattuto i consumi anche del 50% rispetto ai sistemi esistenti.

Non sarà fuorilegge?

Un altro timore rilevato dalla nostra indagine è quello di violare le norme utilizzando il nebbiogeno: è un timore fondato? Qui la risposta è univoca: no. La normativa europea, EN 50131 – 8, regola e determina le modalità installative e le caratteristiche obbligatorie dei sistemi nebbiogeni in termini di autocertificazione: per stare tranquilli basta seguire un corso sulla norma, in vigore già dal 2010, tramite il produttore – vedi Annesso C/8 in riferimento alla regola dell’Arte 79/2 e 79/3.

La nebbia prodotta è atossica e non danneggia persone, oggetti o ambienti. Insomma: nulla di cui preoccuparsi.

Ma io mica lo conosco bene...

Forse il nebbiogeno si vende poco perché si conosce poco, e c'è scarsa attitudine dei produttori a pubblicizzare questa tecnologia, nonostante una certa presenza della tecnologia nebbiogena alle ultime due edizioni della fiera SICUREZZA. Ma c'è anche “una tale confusione nella distribuzione di questi prodotti, che la filiera distributiva preferisce aspettare e vedere come si organizzerà il mercato” (DefenderTech). E' vero che sono in pochi a produrre sistemi nebbiogeni e forse manca un leading player/trend setter che apra e trascini il mercato, ma il vero motivo, forse, è lo scetticismo degli operatori del canale. Tutti i problemi sopra elencati potrebbero infatti essere superati in radice “se l’installatore, che è prima di tutto consulente di sicurezza, fosse disponibile a far comprendere all'utente finale i moltissimi vantaggi del nebbiogeno.

Invece ad oggi l’installatore non considera il nebbiogeno come un’opportunità di business, ovvero come un’estensione che allarga la sua offerta al mercato e, dunque, permette di rispondere in maniera più efficace alle richieste della sua clientela. Insomma, il nebbiogeno dovrebbe conquistare prima di tutto gli installatori, e poi gli utenti” (AVS Electronics). E qui veniamo al punto successivo.

E' difficile da installare?


La difficoltà di installazione è forse uno dei timori più ricorrenti, e tuttavia il meno giustificato a livello tecnico. Peraltro esistono macchine autoinstallanti (SmokeCloak) o nebbiogeni con porte di collegamento standard per integrazioni native con i sistemi d'allarme (Ur Fog). Ed esistono prodotti, come Bandit, che non hanno né pompa né caldaia né temono la degradazione delle sostanze, e quindi pongono ancor meno problemi di manutenzione.
Allora si tratta di semplice e pura paura dell'ignoto? E dire che questa tecnologia potrebbe “incrementare i volumi di affari e le vendite, rendendo il servizio molto più professionale, visto che ormai impianti di allarme e telecamere sono in vendita anche nella grande distribuzione e su internet” (DefenderTech). Offrire anche il nebbiogeno, insomma, qualificherebbe ulteriormente la professionalità dell'installatore di sicurezza.

Una soluzione attiva e complementare


Per SmokeCloak “alcuni installatori non comprendono che si tratta solo di una soluzione complementare ai sistemi convenzionali, e non di una tecnologia che sostituisce il sistema d'allarme”. Di conseguenza, temono che il nebbiogeno possa interferire nei già delicati equilibri delle proprie offerte. Al contrario, invece, il nebbiogeno può essere una forte opportunità commerciale perché fornisce all'utente una protezione reale ed efficace, un sistema di antifurto attivo. Il fatto è che il nebbiogeno non viene considerato come un dispositivo indispensabile per sventare il furto, quindi raramente viene proposto in fase di preventivo: “un sistema antifurto in senso stretto sarebbe invece composto da tre sistemi tra loro imprescindibili: antintrusione, videosorveglianza e nebbiogeno” (Teknofog).
Per Protect il nebbiogeno non è ancora un prodotto di massa perché la cultura della sicurezza negli ultimi 30 anni si è costruita attorno ai sistemi d'allarme e negli ultimi anni sulla videosorveglianza: tutte tecnologie che non sventano i furti ma che offrono la sensazione di sentirsi sicuri”.

 

Tuttavia tale sensazione è facile a svanire, soprattutto se si rimane scottati. Esempio: se il 70% della popolazione si sente sicura perché non ha mai subito un furto (quindi non investe in nessuna tecnologia di sicurezza), il 30% della stessa ha però subito un furto e si rivolge alle tecnologie tradizionali per riacquisire quella sicurezza. Ma il 7% di questo 30% subisce nuovamente un furto ed è lì che individua nel nebbiogeno la soluzione definitiva. Questa è la differenza tra sistema d'allarme e sistema antifurto, tra fornire una percezione di sicurezza e dare sicurezza, tra provare a dissuadere dal furto e sventare il furto. Il furto, peraltro, è strettamente legato al fattore tempo: se il ladro non ha il tempo di agire, secondo SmokeCloak, non prova nemmeno a rubare.

 

Nella sfera di cristallo

Abbiamo chiesto agli intervistati che tipo di futuro immaginano per i sistemi nebbiogeni.
Tutti ipotizzano una domanda in crescita e prodotti sempre più fruibili e un mercato più ampio, costellato da competitor di alto e di basso livello, sia sul fronte economico che qualitativo. Sarebbe utile che entrassero in gioco le Assicurazioni (come accaduto in Nord Europa, dove i nebbiogeni sono molto diffusi), visto che nel 99% i tentativi di furto vengono sventati, con ovvi vantaggi per tutti. Ma in Italia, si sa, le assicurazioni non hanno mai dato una mano al comparto sicurezza.

L'allargamento del mercato dovrà quindi essere opera di marketing e di evoluzione tecnologica operata dai vendor. Ad esempio, considerato che ormai anche il nebbiogeno viaggia su IP ed è remotabile e governabile con dispositivi mobili di uso comune come smartphone e tablet, il momento può dirsi topico per ipotizzare un allargamento del mercato ad un target più ampio, magari residenziale? Per Teknofog gestire i nebbiogeni attraverso una rete IP ed avere a disposizione un servizio cloud è ormai indispensabile per operare in Italia e all'estero. Ur Fog, per parte sua, ha reso pubblico un protocollo standard che permette di comunicare con protocollo aperto per far realizzare anche a terze parti una scheda di comunicazione installabile sulla gamma: “per ampliare il mercato dei nebbiogeni occorre del resto renderne più agevole il controllo, la gestione e manutenzione anche da remoto o in modo integrato su piattaforme già esistenti di monitoraggio (ad esempio, quelle degli istituti di vigilanza)”. Per altri il valore aggiunto dell'IP è limitato all'installatore per facilitare manutenzione, telemanutenzione e ricerca guasti (Protect), dal momento che il nebbiogeno è di fatto un attuatore all'interno di un sistema d´allarme più complesso: è come una sirena che, anziché suonare, eroga nebbia nascondendo i beni.

 C'è chi infine ha scelto, come SmokeCloak, di aumentare la protezione attiva inserendo nel liquido di sicurezza contenuto nel serbatoio del DNA botanico che marca oggetti e persone “toccate” dalla nebbia, rendendole tracciabili (un bell'aiuto per le indagini e il riconoscimento dei ladri e della refurtiva). E c'è chi, come Bandit, “prodotto a tecnologia brevettata e non derivante da altre soluzioni”, punta da sempre sulla velocità e potenza di emissione della nebbia e sulla durata e persistenza della stessa: se l'emissione non avviene infatti entro i primi 10 secondi dalla penetrazione del ladro, con la creazione di una barriera della vista che non permette nemmeno di vedere la propria mano, allora la probabilità che il furto non venga commesso scema di secondo in secondo”. Infine, c'è chi – come DefenderTech - affianca alla linea base di nebbiogeni, da abbinare all'impianto d’allarme, un nebbiogeno con centrale d’allarme integrata (completa di GSM, Lan e sirena), che consente di razionalizzare al massimo i costi e l’impatto estetico.
 

Test comparativi

Purtroppo “le prestazioni scadenti di alcuni prodotti in passato hanno originato diffidenze sulla tecnologia nebbiogena: sarebbe utile definire un organismo super partes (anche una rivista di settore) che prevedesse un test comparativo e indipendente dei prodotti”, chiede Ur Fog.
Ebbene, a&s Italy ci stava pensando da tempo, quindi grazie della conferma. Nel frattempo, esistono delle comparazioni online, di fonte incerta e che quindi non riprendiamo, tra soli prodotti certificati nei due laboratori autorizzati Europa secondo la norma EN 50131 – 8. E qui si apre un'altra questione, ossia la distinzione tra prodotti certificati (autorizzati cioè da test di laboratorio specifici) e prodotti solo conformi, ossia dove il produttore autocertifica l'adesione del prodotto alla norma, assumendosene naturalmente la responsabilità.

La questione all'estero rileva anche sul fronte assicurativo: “se infatti in Italia il mercato dipende essenzialmente dalla proposta di distributori, rivenditori e installatori, all'estero sono gli enti assicurativi e le organizzazioni omologhe del CEI ad imporre l'utilizzo del nebbiogeno, non solo esplicitando come e dove impiegarlo, ma anche richiedendo che i prodotti siano certificati secondo la norma europea EN50131-8” (Bandit).

 

Call for comment

 

Che altro dire sui nebbiogeni? Aspettiamo i vostri commenti, avidi lettori di a&s Italy: volete o non volete queste tecnologie? Vi danno soddisfazioni? Vi danno problemi? Quali curiosità vi suscitano? Quali dubbi vi attanagliano? a&s Italy è a disposizione per soddisfare ogni vostro interrogativo: scriveteci!

 

 

 

 

La parola all'installatore

Il nebbiogeno è un prodotto che potrebbe integrarsi ai sistemi di sicurezza per garantire maggiore sicurezza. Ad oggi si propone solitamente nelle aziende ad alto rischio e nelle attività ove i furti si consumerebbero in pochi minuti. Per la sua immediatezza di funzionamento, è un ottimo supporto nonché deterrente anche quando il sistema di sicurezza sia collegato alle forze dell'ordine o all'Istituto di Vigilanza e sarebbe un ottimo investimento anche per il residenziale se però si riducessero i costi. Il costo di ogni singola macchina è infatti molto oneroso; se si considera poi che in un appartamento è richiesta l'installazione di più macchine, la proposta diventa davvero impegnativa. Un altro elemento sfavorevole è il consumo elevato di energia. Dal punto di vista installativo, invece, il nebbiogeno si presenta semplice...purché sia installato da aziende professionali.

Tommaso Scaringella, Allarm Sud

 

 

 

Un grazie speciale a:

Tommaso Scaringella (Allarm Sud); Gianni Vittadello (Aura Sicurezza); Fabio Baro (AVS Electronics); Roberto Stabile (Bandit Italia); Antonio Galeti (Defendertech); Rudi Foini (Protect); Massimo Rizzieri (SmokeCloak Italia); Claudio Modena (Teknofog); Alberto Mori (UR Fog).

 

 

 

Foto: Courtesy Bandit

 

 

 

 

 



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