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Milano come Londra: la SICUREZZA che vorremmo

06/10/2014

di Ciro Raia, Proprietario di PESS Technologies

Tornando da IFSEC, ho avuto una netta sensazione: quello è il modo giusto di fare fiera. Un modo che dovremmo mutuare e fare nostro, in prossimità di una puntata di SICUREZZA davvero cruciale per una concreta ripresa della fi ducia nel nostro settore. Che - per carità - sta meglio di altri, ma che potrebbe stare ancora meglio se la fi era di riferimento diventasse il nuovo hub – espositivo, commerciale e scientifico – non solo per l’Italia nella sua interezza (Sud compreso) ma anche per quelle aree di mercato sguarnite di fiere come i Balcani e il Mediterraneo. Non è obbligatorio inventare: basta saper copiare in modo furbo.

Partiamo dalle cose da copiare, possibilmente migliorandole.
Dunque: cos'è andato bene ad IFSEC? La nuova sede a Londra era molto cara ma comoda ai servizi, ordinata, con sistemi di accesso snelli, cartellonistica intuitiva e un'intera capitale mondiale  dell'intrattenimento per attrarre i facoltosi buyer esteri.
Milano è già capitale economica, quindi ha tutte le carte in regola per essere la Londra italiana: è però essenziale che gli organizzatori della Fiera alleggeriscano le procedure di accesso, rendano più performante la rete (che anche in Inghilterra ha avuto grossi buchi) e possibilmente che abbassino i prezzi di tutti quei servizi accessori (parcheggi, assicurazioni, trasporti, etc) che però – facendo i conti della serva – finiscono con incidere in modo importante sull'investimento aziendale.
La sommatoria di questi costi in alcuni casi impedisce alle aziende di partecipare alla fiera. E una politica commerciale poco lungimirante dell'organizzatore ha fatto sì che, all'ultima edizione, chi si era mosso per tempo e si è poi ritirato per negatività congiunturali insanabili, abbia perso caparre... dello stesso importo di chi ha aderito alla fiera last minute.

Gente, gente, gente!

Ma soprattutto IFSEC è stato un successo di presenze perché gli organizzatori hanno strutturato la manifestazione in modo da rivolgersi all’intera catena del valore della sicurezza (non ai soli installatori, non ai soli buyer, non ai soli distributori o progettisti ma a ciascun attore del comparto in modo mirato). In qualche modo IFSEC si è fatta volàno e traino di spunti, strategie e strumenti di management utili alla crescita dei professionisti del comparto. E' stato fatto un importante lavoro di community propedeutico ad IFSEC tramite il suo sito 2.0: discussioni, condivisione di idee, fino alla votazione dei personaggi più influenti del 2014.

Tutto questo è fare sistema ed è quello che deve fare una fiera, soprattutto in un momento complesso come questo. Essere vetrina tecnologica non basta più: la fiera di riferimento di un settore deve saper attivare sinergie, sostenere il dialogo, stimolare lo sviluppo del mercato, avviare un'internazionalizzazione ormai sempre più delegata, attrarre Nord e Sud, Est e Ovest, anche fuori dai confini italiani (ad IFSEC l'ICE ha lavorato molto bene, portando diverse aziende italiane).
E poi – ma questo è un pensiero personale – la fiera dev'essere merceologicamente mirata: non deve disperdere i visitatori con aree dedicate a temi del tutto estranei alla tecnologia (dai cani antidroga agli elicotteri delle forze dell'ordine) e che servono solo come palese riempitivo. 

Novità interessanti

Ho letto su questa pagineche SICUREZZA 2014 punta su tre pilastri: l'internazionalizzazione (pare siano stati invitati 100 buyer e sia stata messa in piedi una piattaforma per contattarli in anticipo), la funzionalità (biglietto on line e tracciamento dei passaggi allo stand su smartphone), la riduzione dei costi accessori (pacchetti viaggio vantaggiosi per Milano per espositori e visitatori e non solo). Ebbene, noi operatori guardiamo con attenzione a queste novità, sperando che non restino lettera morta o mere dichiarazioni promozionali.  



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