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Costruire una smart identity nella videosorveglianza

22/04/2014

La Redazione

Vere e proprie mode concettuali attraversano la nostra quotidianità tecnologica, e la sicurezza non ne è esente. C'è stata la volta della lettera i da anteporre a qualunque dispositivo proposto come user-friendly. L'i (rigorosamente minuscolo perché mutuato dal mondo Apple, nonostante il pronome personale inglese sia maiuscolo) diventava un io tecnologico, consapevole e padrone delle funzionalità del proprio device. Ora è il periodo in cui tutto è smart, anzi: ciò che non è smart è sicuramente out. Di default, tanto per continuare con l'overdose di inglesismi. Del resto l'inglese è una lingua in grado di condensare una serie di suggestioni davvero ampia in parolette simpatiche e orecchiabili come smart. Dalla monovolume che ne prende il nome alle smart city, dallo smart grid alla smart community: tutto ormai deve essere furbo, dinamico, espandibile e connesso. Ma prima di ogni altra cosa deve rispondere ad un bisogno o saper risolvere un problema. Come si declina dunque l'abusato concetto di smart nella fattispecie “sicurezza”?

Vere e proprie mode concettuali attraversano la nostra quotidianità tecnologica, e la sicurezza non ne è esente. C'è stata la volta della lettera i da anteporre a qualunque dispositivo proposto come user-friendly e ora è il periodo in cui tutto è smart, anzi: ciò che non è smart è sicuramente out.
Dalla nota monovolume alle smart city, dallo smart grid alla smart community: tutto ormai deve essere furbo, dinamico, espandibile e connesso.
Come si declina allora l'abusato concetto di smart nella fattispecie “sicurezza”?
Partiamo da un presupposto: è smart ciò che serve a qualcosa; tutto il resto è fuffa. E' quindi smart ciò che semplifica la vita, ciò che porta valore aggiunto, ciò che ci fa guadagnare. Come?

Curiosamente, è proprio la parola smart a suggerirci la strada per fare soldi.
Oltre ad essere sinonimo di intelligente, smart è infatti anche un acronimo utilizzato in economia per valutare le iniziative di project managing. Ogni lettera che compone l'acronimo s.m.a.r.t. contempla un obiettivo che ciascun progetto dovrebbe porsi, ossia essere: Specific (chiaro e definito), Measurable (oggettivamente misurabile nei costi e rendimenti), Achievable (raggiungibile in tempi e a costi accettabili), Relevant (utile e adatto alla congiuntura economico-tecnologica) e Time-bound (raggiungibile in un tempo definito).
Caliamo ora il nostro essere s.m.a.r.t. nella sicurezza appoggiandoci ad una conversazione avuta con una giovane azienda della videosorveglianza, che in pochissimo tempo ha raggiunto gli obiettivi e punta ad essere, e a far diventare il proprio canale, sempre più smart (1).
La prima domanda è perché proprio smart, il termine più abusato dall'hi tech? “Perché per noi non è solo una moda lessicale: noi la riempiamo di contenuti e di fattori di successo. Smart va riferito alle persone e alla loro capacità di costruirsi una identità smart nella videosorveglianza fatta di professionalità, passione e prodotti performanti”(2). E allora sotto: decliniamo questa nuova identità.

Essere s.m.a.r.t. per fare margine

Cominciamo con l'essere Specific, cioè avendo bene a mente cosa dobbiamo fare, perché vogliamo farlo, chi dovremo coinvolgere, come otterremo il risultato e se quest'ultimo ci porterà davvero gli obiettivi sperati. La prima cosa da fare è evidenziare il problema che richiede un approccio smart, ossia la marginalità, che nella videosorveglianza viene sempre più erosa.
Troppa concorrenza, troppa dequalificazione, troppa frammentazione del mercato: se si vuole guadagnare è essenziale essere ben strutturati, fare qualità e non usare la leva del prezzo per vendere a tutti i costi, mettendo in competizione i distributori e creando ulteriori stratificazioni di mercato. “Noi non usiamo il prezzo per politiche di costo aggressive: lo usiamo per rimunerare i nostri partner di canale. Inoltre, fornendo sistemi performanti a costi accessibili, abbiamo introdotto un nuovo paradigma nel rapporto tra prezzo e prestazioni, ricollocandolo anche in termini di immagine”.

Essere s.m.a.r.t. per misurarsi

E ora vediamo di essere Measureable. In Italia spesso si vive troppo di fantasia o di idee tanto geniali quanto tragicamente rischiose, finendo non troppo raramente col “fallire per cassa”.
“In Cina c'è quasi un'ossessione per i numeri. Ma in Italia i numeri si fanno con la fidelizzazione, soprattutto in un segmento ad alto tasso competitivo. E ancor prima i numeri si fanno con le persone: motivandole, appassionandole, costruendo una squadra dove l'iniziativa e la creatività sono premiate. La nostra strategia è inserire un collaboratore all'interno dei distributori di peso, da formare e incentivare a nostro carico. Lui vende ed è felice e il distributore ci guadagna ed è altrettanto felice. E fedele”.

Essere s.m.a.r.t. per guadagnare tempo

Ricordiamoci anche di essere Achievable, cioè di non porci obiettivi così distanti nel tempo da finire nel dimenticatoio assieme alle risorse ad esso destinate, e di scrivere sempre dettagliate timeline. Aspetti che vanno a braccetto con la Relevance del progetto, ossia con la scelta di strategie che abbiano senso, e non solo per qualcuno dell'organico, quand'anche fosse il boss, ma per l'azienda nel suo complesso. Magari per tutto il canale; possibilmente per l'intero mercato. Quindi occorre porsi degli obiettivi che valgano la pena di essere perseguiti in quello specifico momento tecnologico-economico. Inutile dire che la transizione verso l'IP è un elemento assolutamente strategico. “La nostra produzione è studiata per facilitare la migrazione al digitale e renderla smart con funzioni intelligenti che rappresentano un cambio di direzione e nuovo paradigma-che fa diventare smart il training, le certificazioni, gli open day, i seminari, la stessa leadership. Per farlo è essenziale costruire campagne che passino messaggi altrettanto smart”. E non finisce qui.

Essere s.m.a.r.t per costruire il business adatto a te

Per completare la propria smart identity, ognuno deve intraprendere un business che sia Remunerable, cioè profittevole non solo in termini strettamente economici, ma anche in termini di soddisfazione professionale e personale. “Per esempio le ferie restano sacre perché è essenziale trovare tempi e spazi dove godersi i successi acquisiti. Poi aggiungerei Targetable, cioè un business che si fonda sui presupposti tecnici, di affidabilità e di servizio che permettano di raggiungere agevolmente gli obiettivi che ci si prefigge, senza disperdere tempo ed energie”.
E' quindi il giusto mix di tecnologia e prezzo, professionalità e motivazione, volontà e passione a segnare la strada maestra per costruirsi un business smart anche in tempi di crisi.

 

(1) Hikvision Italy, nata nel 2012 ereditando il knowhow degli headquarter cinesi (vendor n.1 al mondo di sistemi di videosorveglianza per due anni consecutivi secondo il “World Market for CCTV and Video Surveillance Equipment Report 2013” di IHS), è arrivata al punto di break-even dopo soli sei mesi di attività e con 10 dipendenti. A Giugno 2013 ha festeggiato il primo milione di dollari fatturati in Italia.

 

 (2)Risponde Massimo Troilo, responsabile Hikvision Sud Europa, Italia, Grecia e Spagna e consulente per le new opening.

 



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