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Rivelatori a scansione laser: principi operativi e possibili applicazioni

11/11/2013

La Redazione

La protezione delle infrastrutture critiche e dei siti vulnerabili parte solitamente dal perimetro, se non dalla zona esterna a quest’ultimo. Più numerose sono i messaggi di allerta che un manager della sicurezza riceve, migliore è la sua capacità di risposta: tuttavia, non bisogna dimenticare che mettere a punto dei rivelatori esterni rappresenta sempre una sfida. Mentre i detector interni possono contare su un ambiente sostanzialmente stabile, quelli esterni devono fronteggiare condizioni ben più avverse e mutevoli. Vento, pioggia, neve e luce solare molto intensa possono comprometterne le prestazioni, e lo stesso può accadere in presenza di animali selvatici o di fogliame nella stagione autunnale. Senza contare che i falsi allarmi sono un’eventualità costante. Alla fine, tutti i produttori lottano per minimizzare i falsi allarmi e massimizzare la qualità del video.

Alcune aziende hanno fatto tesoro dell’esperienza maturata nel campo delle tecnologie di rilevazione all’interno di un determinato settore per poi trasferirla al mondo della sicurezza(*) . Ancora oggi, si continuano a cercare nuove strade per impiegare utilmente le diverse tecnologie di rilevazione nel campo della sicurezza. Quella basata sull’impiego del laser (sviluppata ormai mezzo secolo fa) misura la distanza di un determinato obiettivo colpendolo con un raggio laser e analizzando la luce riflessa. L’idea originaria è stata adattata alle esigenze della security: oggi un rivelatore a scansione laser può stabilire le dimensioni di un oggetto, la velocità di movimento e la distanza dal detector stesso impiegando il metodo Time of Flight (TOF). Dal momento che queste informazioni vengono fornite in tempo reale, il movimento può essere tracciato in modo molto accurato.

Laser per la sicurezza

I laser utilizzati nella scansione a fini di sicurezza operano sulla lunghezza d’onda degli infrarossi, solitamente intorno ai 905 nm. I rivelatori calcolano la distanza da un oggetto misurando il tempo impiegato dal raggio per colpire l’oggetto e tornare indietro. Mentre la tecnologia a raggi infrarossi passiva dipende dalla differenza di temperatura tra un corpo e l’ambiente circostante, la tecnologia laser può individuare oggetti, persone o veicoli a prescindere dalla temperatura dell’obiettivo e dell’ambiente. Una caratteristica che la rende particolarmente utile in tutte quelle aree in cui la temperatura ambientale è molto simile a quella corporea (fra i 36 e i 37 gradi centigradi).

I rivelatori a raggi laser sono poi molto efficaci negli ambienti poco illuminati, incluse le aree buie che si trovano spesso lungo le recinzioni perimetrali intorno agli aeroporti e a infrastrutture critiche come centrali elettriche e tunnel ferroviari. Gli impieghi di questi apparecchi vanno oltre la sicurezza: basti pensare che in un aeroporto del Medioriente un laser detector è stato installato all’interno di un hangar privato per rilevare la distanza fra la punta anteriore dell’aereo e la parete di fondo ed evitare possibili danni.

Vantaggi della tecnologia laser

Un altro beneficio legato all’impiego di questa tecnologia è rappresentato dalla notevole ampiezza di rilevazione: si parla di un raggio di decine di metri senza punti ciechi – che si potrebbero invece presentare impiegando i tradizionali rivelatori a raggi infrarossi passivi (PIR). Alcuni rivelatori offrono il vantaggio di poter essere montati sia in orizzontale sia in verticale, e in quest’ultimo caso generano una sorta di muro o recinzione virtuale. Possono proteggere la facciata di un edificio da qualsiasi tentativo di infrazione (attraverso una finestra, ad esempio), o difendere un’opera d’arte da furti o danni. Tuttavia, forse, il valore dei sensori laser (e, più in generale, di qualsiasi rivelatore esterno) può essere compreso appieno solo quando essi vengono integrati ad altre tecnologie nell’ambito di una soluzione completa. Combinando un laser scanner con l’IP CCTV o con un sistema di sicurezza collegato in rete, ad esempio, gli eventi “catturati” dal rivelatore possono essere verificati centralmente e subito correlati ad altri eventi all’interno di una singola piattaforma.

L’ulteriore integrazione con diversi VMS fornisce anche una linea temporale degli eventi più dettagliata, migliorando così la qualità delle prove da presentare alla Polizia.

Alcuni sensori laser offrono non solo una grande efficacia di rilevazione, ma anche l’intelligenza necessaria per analizzare la scena. Ciò si può tradurre nel poter riconoscere un determinato tipo di oggetti, o nella capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali. Esistono modelli che sono dotati di una modalità “apprendimento” grazie alla quale sono in grado di determinare le dimensioni del sito e di impostare automaticamente l’area da tenere sotto controllo. Ancora, c’è la possibilità di aggiornare la mappatura del suolo ogni quattro ore (in caso di nevicate, ad esempio). Questa modalità può anche permettere di ridurre i tempi di installazione e settaggio dal momento che l’unità rileva in automatico le variazioni dei contorni di un suolo non livellato (basti pensare a una superficie sabbiosa).

I sensori laser più recenti offrono una maggiore flessibilità in termini di settaggio e di individuazione delle aree da sorvegliare: l’utilizzatore può infatti abbinare settaggi diversi ad aree diverse, così come ha la possibilità di attivare alcune zone di sorveglianza durante il giorno e altre durante la notte. Le aree non sorvegliate possono anche essere definite utilizzando la nuova funzionalità “area masking”, mentre la nuova funzione “define and allocate” consente la creazione di una certo numero di zone di controllo fra loro indipendenti.
Le tecnologie di rilevazione laser hanno fatto parecchia strada in un tempo relativamente breve, e ancora oggi continuano a evolversi. I più recenti sistemi, ad esempio, sono dotati di algoritmi in grado di individuare target umani nella nebbia – un traguardo che, solo dieci anni fa, sarebbe sembrato impossibile da raggiungere.

(*) È il caso di Optex, che è partita sviluppando quella che all’epoca, nel 1980, era la prima porta automatica al mondo basata sull’uso dei raggi infrarossi. Da allora, l’azienda è cresciuta fino a diventare uno dei più importanti produttori al mondo di sensori per la sicurezza.



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