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La corsa alla specifica: più risultati e meno dettagli tecnici

24/12/2012

di Maurizio Cardinale, Consulente di sicurezza

Capitolati d’appalto, protocolli d’intesa, decreti legge spesso si perdono a snocciolare i contenuti delle specifiche tecniche dei prodotti, perdendo di vista l’obiettivo primario: produrre sicurezza. Ovviamente degli standard sono necessari, ma non dovrebbero essere legati ad un particolare modello di prodotto, come purtroppo spesso accade. Un approccio descrittivo ed orientato agli obiettivi da raggiungere permetterebbe ai buyer di sicurezza, siano essi pubblici o privati, di partecipare con maggiore consapevolezza alle scelte tecnologiche e di verificare con facilità la rispondenza di quanto realizzato rispetto alle specifiche richieste.

Il clamore di una tecnologia in continuo movimento fa sì che spesso si perda di vista l’obiettivo per cui acquistiamo un prodotto o implementiamo una soluzione. Una situazione tipo, sotto gli occhi di tutti, è l’acquisto di un nuovo telefono cellulare. La nostra scelta si concentra spesso sui numeri: ad esempio, la risoluzione della fotocamera, la dimensione del display, la memoria interna, le App ... ma nessuno si preoccupa di verificare la qualità della parte telefonica. Il risultato è che il nostro fantastico telefono non è in grado di agganciare il ponte in condizioni di segnale scarso o di segnale disturbato. In pratica il nostro telefono, proprio quando ci sarebbe più necessario, non funziona! Questo approccio, legato ad una mentalità consumistica e superficiale di breve respiro, fa sì che anche chi si occupa di problemi più complessi come quelli della sicurezza, spesso consideri solo alcuni dettagli marginali nell’ideazione dei sistemi, invece che un approccio olistico che ponga al centro dell’attenzione l’obiettivo da raggiungere. Il settore del TVCC è uno dei più soggetti a tale orientamento, anche a causa della forte pressione esercitata dai media. 

Spesso sentiamo o leggiamo frasi tipo “grazie alle telecamere il malvivente è stato assicurato alla giustizia”. Sarebbe invece sicuramente più corretta la frase “le forze dell’ordine, anche con l’aiuto delle riprese video, sono riuscite a catturare il malvivente”. Sì, perché la cattura è sempre merito della capacità degli investigatori e non delle telecamere, che nella maggioranza dei casi forniscono immagini inservibili per un’eventuale identificazione diretta. Spesso chi redige le specifiche tecniche non ha una visione obiettiva perché non è vaccinato contro le malizie dei commerciali e quindi si affida alla copiosa documentazione elargita dalle aziende produttrici. Un primo esempio di ciò lo troviamo nella nota tecnica della circolare del Ministero dell’Interno 8 Febbraio 2005 - N.558/A/421.2/70/456: all’epoca, nel 2005, si stava sviluppando l’applicazione della tecnologia IP alle telecamere e benché quest’applicazione non fosse ancora matura, il Ministero la proponeva. Fortunatamente nella recente circolare N.558/SICPART/421.2/70 del Ministero dell’Interno viene riconosciuto che qualcosa nel passato non ha funzionato.

A pagina 2 leggiamo: “In taluni casi, infatti, l’utilizzazione, talora impropria e non sempre funzionale di tali sistemi, genera diseconomie che originano da un inappropriato investimento di risorse pubbliche da parte degli Enti locali e da una non costante corrispondenza alle effettive esigenze di sicurezza del territorio, avuto riguardo anche alla scelta della soluzione tecnologica adottata.” Questo fa ben sperare per quanto riguarda l’acquisizione della consapevolezza necessaria a raggiungere l’obiettivo primario della sicurezza partecipata, evitando gli sprechi di denaro pubblico. Anche se quest’ultima circolare introduce un embrione di differenziazione dei mezzi di ripresa, telecamere di contesto e telecamere di osservazione, rimane però sempre l’attaccamento alle specifiche “di prodotto”, come evidenziato dal “Documento Tecnico” allegato alla stessa. Nell’allegato non si parla degli obiettivi della sicurezza, da raggiungersi mediante le riprese video, ma ci si concentra solo sulle specifiche tecniche degli apparati e del sistema di connessione e stoccaggio delle immagini. Con questo non vogliamo affermare che non ci debbano essere degli standard, ma che questi standard debbono essere aperti e non legati ad un particolare modello di prodotto.

Questo approccio sbagliato fa sì che il funzionario, unico vero conoscitore del territorio, si senta disorientato ed incapace a partecipare alle scelte. Un approccio più descrittivo ed orientato agli obiettivi gli permetterebbe di partecipare coscientemente alle scelte. Un efficace esempio di questo approccio descrittivo è consultabile scaricando il documento “28/09 – CCTV Operational Requirements Manual 2009” dal sito del Ministero degli Interni Inglese. Qui lo stesso argomento è trattato senza far ricorso a specifiche stringenti, se non quelle atte ad aiutare chi deve decidere a comprendere le sue reali necessità di sicurezza. Per evidenziare le carenze dell’approccio quantitativo orientato al prodotto, usiamo come esempio la circolare N. 558/SICPART/421.2/70, riportando alcuni punti del Documento Tecnico allegato alla stessa relativi alla telecamere di contesto e le domande che ne scaturiscono dalla lettura: “Le telecamere di contesto, fisse, dovranno essere tali da permettere una visione quanto più ampia dell’area di ripresa” Cosa si vuole distinguere in questa ampia area di ripresa? Esistono degli standard di riferimento?

Il Documento Tecnico continua con:

  • ottica fissa intercambiabile o varifocal, da individuare in funzione delle esigenze operative con angolo di ripresa indicativo compreso tra 20° e 120°;
  • sensibilità del complesso di ripresa almeno 0,5 Lux in modalità colore (day) e almeno 0,05 Lux in modalità B/N (night) misurati a 50 IRE; ...

molto, cosa riusciamo a vedere? Queste ed altre domande sono spontanee per un individuo con un minimo di dimestichezza con il TVCC o qualche funzionario appassionato della materia. Peccato che il funzionario medio non conosca in toto questi aspetti tecnici e quindi non possa decidere in modo consapevole su quanto è da realizzare. Semplicemente si limiterà a mettere una firma che trasferirà i soldi pubblici nelle casse di determinati fornitori senza alcuna garanzia che il problema sicurezza sia risolto o alleviato.

Riferendoci alle definizioni contenute nella circolare N. 558/SICPART/421.2/70 proviamo a fare un esempio pratico di come potremmo descrivere l’obiettivo di video sorvegliare efficacemente uno spazio pubblico in un ambito di controllo del territorio:

  • La telecamera di “contesto” deve permettere di “rilevare” uno o più soggetti che transitino anche correndo nell’area ripresa in tutte le normali condizioni di illuminazione presenti in loco...
  • La telecamera di “osservazione” deve permettere di “osservare” le azioni di uno o più soggetti che transitino anche correndo nell’area ripresa in tutte le normali condizioni di illuminazione presenti in loco...

Se invece l’ambito è quello della Pubblica Sicurezza possiamo spingerci oltre e pertanto le azioni saranno così rimodulate:

  • La telecamera di “contesto” deve permettere di “osservare” ...
  • La telecamera di “osservazione” deve permettere di “riconoscere/identificare” ...

Questi due esempi, volutamente scarni, servono ad esemplificare cosa intendiamo con specifica descrittiva. È quindi possibile esprimere, senza usare alcun numero ed in modo comprensibile, le necessità di ripresa del luogo che vogliamo mettere in sicurezza, in pratica l’obiettivo primario. Sarà quindi compito di chi progetterà e realizzerà la soluzione di videosorveglianza, garantire il raggiungimento dell’obiettivo utilizzando le tecnologie più adatte nel rispetto delle normative vigenti. Nello stesso tempo anche i non tecnici, in sede di collaudo, potranno verificare la rispondenza di quanto realizzato in modo molto semplice ed oggettivo. Anche il settore privato è afflitto da questi problemi: ne sono un esempio i protocolli d’intesa tra Ministero ed associazioni come Confcommercio e Federfarma. Saper copiare non deve essere sempre considerato disdicevole, ma per copiare bisogna uscire dal proprio orticello e saper affrontare le sfide e le critiche. È mio auspicio che tutte le parti coinvolte nelle scelte, visti i possibili rischi e sprechi, utilizzino metodologie meno orientate al prodotto e più ai risultati. 

Buyer della sicurezza, non mettete la testa sotto la sabbia! Focalizzatevi sull’obiettivo da raggiungere e non sulle specifiche di un prodotto, se volete scegliere in piena consapevolezza.



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