lunedì, 29 aprile 2024

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Rischio terrorismo in ambito turistico

10/04/2024

di Andrea Sacchetti - Fractional Hospitality Security Manager 

L’attuale situazione geopolitica, caratterizzata da tensioni in Medio Oriente e in Ucraina e da accese manifestazioni di stampo attivista e ambientalista, ha puntato i riflettori sul tema del rischio terrorismo e criminalità anche nel nostro paese. Lo scorso Natale si è contraddistinto per un allerta diffuso sulla minaccia rappresentata dai lupi solitari in un periodo a massiccio afflusso di turisti, con aeroporti, stazioni, musei e aree di movida presi d’assalto. Contesti particolarmente ghiotti per chi vuole colpire un sistema. Di seguito riportiamo un interessante articolo di Andrea Sacchetti sulle vulnerabilità tipiche dei contesti turistici.

Nei contesti turistici si possono distinguere tre macro categorie di vulnerabilità: quelle derivanti dal comportamento e dalle percezioni dei turisti in luoghi e contesti spesso distanti dalla loro routine quotidiana e dalle loro abitudini; quelle generate dalle percezioni e dalla condotta degli attori del settore dei viaggi e del turismo e infine quelle insite nella risposta operativa delle istituzioni alle questioni di security che riguardano il settore turistico. Vediamole.

1 - Vulnerabilità legate al comportamento e allepercezioni dei turisti 

• A differenza di altri soft target, i siti turistici sono spesso frequentati da visitatori occasionali senza nessuna conoscenza, esperienza o formazione su come tutelarsi in caso di emergenza. Al contrario, ad esempio, dei membri di una congregazione religiosa o di coloro che frequentano regolarmente un centro educativo, sociale o ricreativo, che spesso hanno il tempo e l’opportunità di familiarizzare con le caratteristiche dell’ambiente circostante e possono essere più avvezzi ad individuare le vie di fuga, le porte di emergenza o a definire piani di evacuazione;

• soprattutto durante le visite guidate organizzate dai tour operator, i turisti spesso visitano diversi luoghi e non è realistico aspettarsi che apprendano e conoscano tutte le procedure di sicurezza e i protocolli in vigore nei molteplici siti che visiteranno in tempi ristretti; inoltre potrebbero essere poco propensi a dedicare una parte significativa del proprio tempo libero a informarsi su questioni di sicurezza;

• i turisti potrebbero non avere familiarità con la cultura della sicurezza e il quadro normativo dei paesi di destinazione: ciò potrebbe esporli a rischi più elevati rispetto alla gente del posto e ai residenti stranieri (dal passeggiare in quartieri pericolosi al vestirsi e/o rivolgersi in maniera inappropriata alla popolazione locale);

• la crescente domanda di prodotti o servizi illegali da parte dei turisti (droghe, alcol, sesso o prodotti contraffatti, a seconda del quadro giuridico) aumenta inevitabilmente la presenza di gruppi criminali operanti nelle zone turistiche. Quando questi gruppi crescono in potere, le Forze dell’Ordine perdono il controllo del territorio e i terroristi possono trovare incentivi e opportunità per focalizzare le proprie attività in luoghi “senza legge”.

2 - Vulnerabilità create dagli operatori del settore 

Ma esistono anche delle vulnerabilità create dalle percezioni e dalla condotta degli attori del settore dei viaggi e del turismo. Mi riferisco ad esempio a questi aspetti:

• non tutte le piccole imprese, che costituiscono la spina dorsale dell’industria del turismo, sono disposte o in grado di sviluppare la stessa forte cultura della sicurezza promossa da realtà più grandi e strutturate, ovvero aziende che possono beneficiare, al loro interno, di dipartimenti dedicati al personale e alla sicurezza patrimoniale e che mostrano livelli più elevati di resilienza di fronte a una crisi legata al terrorismo. D’altra parte, però, le imprese più piccole potrebbero essere più efficaci e veloci nell’implementare misure di sicurezza se minacciate da un episodio terroristico;

• i gestori dei siti turistici interessati da incidenti di security possono investire quantità significative di risorse nel marketing e in campagne di pubbliche relazioni mirate nel riportare indietro i turisti, riducendo però così la disponibilità dei budget stanziati per scopi di sicurezza;

• l’industria del turismo potrebbe essere riluttante a implementare campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza e programmi educativi per i turisti per la preoccupazione che tali iniziative possano diffondere l’impressione che il sito turistico sia sotto minaccia;

• siti turistici che affrontano un grande afflusso di visitatori o con picchi di visitatori potrebbero trovare difficoltà a eseguire controlli adeguati su un numero crescente di appaltatori esterni assunti per svolgere una serie di servizi (supporto informatico, pulizia, catering, vigilanza e consulenza in materia di sicurezza). In assenza di filtri e controlli adeguati, potremmo dover affrontare minacce interne provenienti da dipendenti regolari, volontari e lavoratori stagionali;

• un significativo divario reddituale tra i turisti e il personale locale impiegato nel settore dei viaggi e del turismo in molte parti del mondo potrebbe, a lungo termine, esacerbare i sentimenti di esclusione e risentimento nelle comunità locali. Tali scenari potrebbero fornire un terreno fertile di reclutamento delle organizzazioni terroristiche o favorire la presenza di “lupi solitari” che pianificano e si impegnano in atti violenti contro i turisti e le strutture legate al turismo.

3 - Vulnerabilità nella risposta operativa delle istituzioni 

• Generalmente le esigenze dell’industria turistica sono gestite attraverso diversi ministeri o autorità governative e la mancanza di politiche comuni o la mancanza di coordinamento operativo tra i dipartimenti può creare attriti istituzionali, ritardi e incoerenze negli approcci programmatici;

• gli attacchi terroristici che colpiscono il turismo spesso coinvolgono vittime di diverse nazionalità, il che potrebbe complicare il corretto svolgimento dei procedimenti penali successivi a un crimine;

• l’attuazione di procedure facilitate di ingresso per i turisti ai posti di controllo frontalieri – pur giustificata dalla necessità economica di attirare visitatori stranieri – può ridurre la capacità di identificazione da parte dei funzionari degli uffici immigrazione degli spostamenti dei soggetti a rischio. I problemi sono ancora maggiori se i vari enti coinvolti nelle procedure di immigrazione e doganali lavorano in modo compartimentato e con condivisione limitata delle informazioni tra agenzie governative sugli individui ad alto rischio;

• quando i siti turistici si trovano in zone o aree remote, la mancanza o la scarsa connettività possono limitare significativamente la capacità di primo soccorso e di intervento delle Forze dell’Ordine in caso di crisi.



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