domenica, 28 aprile 2024

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Certificazione del professionista della sicurezza: lo vuole il mercato (fatevene una ragione)

22/01/2024

di Ilaria Garaffoni

Norma o non norma UNI, ormai è la domanda a chiedere un sistema di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali degli installatori di sicurezza. Quindi non è più tempo di protezionismo e orticelli: chi non si adegua, si taglia fuori dal mercato con le proprie mani. E potrebbe essere proprio la PA a fare da apripista, con una riforma del codice appalti che tiene la certificazione delle competenze come punto di riferimento. Peraltro c’è ancora la possibilità di trovare una sintesi tra le posizioni che dia finalmente alla luce la sofferta norma UNI 1610032. Questa la sintesi dell’incontro promosso da AIPS, in collaborazione con il Gruppo Interassociativo (AIPROS, ANIE sicurezza, Assosicurezza, ICMQ, IMQ, TUV Italia) all’ultima fiera SICUREZZA.

Piccolo reminder storico: nel 2017 AIPS ha lanciato in fiera la certificazione dell’installatore di sicurezza; nel 2019 si è stilato un protocollo d’intesa tra le associazioni di settore per coagulare in una Norma tecnica i contenuti dei diversi schemi di certificazione; a fine 2021 un gruppo di lavoro misto UNI-CEI ha rilasciato un documento UNI dedicato all’attività professionale di progettista, installatore e manutentore per allarme intrusione e rapina, videocontrollo e controllo accessi. Tale progetto di norma UNI 1610032 è fermo in commissione centrale tecnica per possibile sovrapposizione con il DM 37/08 sollevata da alcuni organi di rappresentanza.  

Che fine ha fatto la norma UNI

Ebbene, ha ricordato Alberto Galeotto (Responsabile Unità Organizzativa Attività Normative UNI), l’istruttoria UNI non ha tuttavia rilevato una sovrapposizione, bensì una complementarietà rispetto al DM 37/08: “occorre infatti distinguere tra abilitazione professionale (definita dalla legge, vedi DM 37/08) – che nel linguaggio automobilistico corrisponderebbe alla patente, ossia una condizione necessaria ma non sempre sufficiente - e qualificazione professionale (che può essere fornita dalle norme UNI), che significa invece saper guidare”. La buona notizia, arrivata in fiera, è che UNI è disponibile a promuovere un confronto tra il comitato Interassociativo promotore della norma e gli organi di rappresentanza che si sono opposti al percorso.

Vedremo come va a finire

erto è – e non si tratta di illazioni ma di numeri e circostanze fattuali – che è il mercato ormai a chiedere la certificazione delle competenze professionali, quindi il percorso procede e crescerà eventualmente anche senza una norma tecnica. Certo sarebbe un peccato perderla, dal momento che “la bozza, oltre ad essere stata scritta tenendo sempre sott’occhio il DM, prevede una certificazione volontaria, dunque un plus per i nostri associati (che non di rado sono associati di più realtà aggregative): contrapporsi al processo significherebbe quindi negar loro un’opportunità. Il focus è dare garanzia di professionalità al mercato, null’altro”, ha ricordato Antonio Avolio, Presidente di AIPS.

PA capofila del cambiamento

E visto che abbiamo parlato di numeri: sono migliaia i professionisti della sicurezza già certificati e il trend di crescita non si è minimamente arrestato con lo stallo del processo di normazione volontaria. Un altro aspetto di estrema importanza è che la logica della certificazione delle competenze, e non più solo delle imprese, è un punto importante nel nuovo codice appalti nella PA. Chi si rivolge al mercato pubblico deve ormai quindi tenerne conto, ha rammentato l’Avv. Gianluca Formichetti, amministrativista specializzato in appalti pubblici, ha aggiunto che, da meccanismo premiale, la certificazione diventerà requisito di accesso per determinate gare: in questa maniera la parte pubblica educherà e trascinerà il mercato. Occorrerà poi capire come gestire la qualificazione delle persone rispetto alla qualificazione delle aziende. 

Qualificare la persona

Il problema sta però nel conciliare sistemi di certificazione virtuosi e attuale disciplina giuridica delle procedure ad evidenza pubblica, che non sempre parlano la stessa lingua. Lo ha ricordato il Presidente di ASSORUP Daniele Ricciardi: “non ci sarebbe bisogno di norme tecniche se lo Stato emanasse norme attuali e concrete. La qualificazione delle persone è essenziale: a che serve  certificare un’impresa se dopo un anno subisce un integrale turnover del personale?” Da qui l’appello ad unire le forze creando tavoli tecnici per fornire spunti al decisore anche spingendo sullo stanziamento di risorse per la formazione nella prossima legge di bilancio.

Comunque vada a finire, il mercato va avanti in un processo inarrestabile di qualificazione delle competenze, perché la complessità aumenta, la competizione è sempre più agguerrita, le tecnologie si susseguono alla velocità dell’innovazione e non è pensabile pretendere che sia l’utente finale a dover distinguere tra un professionista e un improvvisatore. Perché il mercato, ahinoi, ne è ancora pieno.

Antonino Barresi, Operation manager presso IMQ S.p.A.

La sicurezza si inquadra in un contesto di evoluzione tecnologica, di aree tecnico-normative che si intrecciano e di sistemi sempre più integrati: le aziende mediamente strutturate hanno percepito da subito la necessità di tenere aggiornato il proprio personale al fine di mantenere la certificazione, che rappresenta un elemento essenziale per distinguersi sul mercato di riferimento.

Maria Fernandez, Business Unit Manager Certificazione del personale - TÜV ITALIA 

Con la legge 4 sulle professioni non regolamentate, la certificazione del personale è cresciuta molto: 200.000 professionisti certificati, 100 norme UNI e 20 prassi di riferimento che definiscono profili professionali in 10 anni. È un trend inarrestabile.

Francesca Grillo, Avv. Amministrativista

Nello scrivere una gara, la certificazione si può chiedere per garantire competenze e qualità o solo per pararsi le spalle rispetto al “cliente interno”: ritengo che la certificazione come criterio di accesso alla gara senza vera qualità sia un rischio da scongiurare. Come? Responsabilizzando le stazioni appaltanti, quindi i RUP,  i membri di commissione che valutano l’appalto, ma anche chi è deputato al controllo in corso di esecuzione, stante la necessità di garantire altresì il mantenimento delle certificazioni durante tutto lo svolgimento dell’appalto.

Giulio Iucci, Presidente di ANIE Sicurezza

Noi non proteggiamo il comparto: vogliamo elevarlo. Perché sul mercato non deve vincere chi è più bravo nel marketing e nel packaging, ma chi sa fare sicurezza e proteggere al meglio gli asset. Chi davvero proteggiamo è il cliente dandogli uno strumento per capire che ha davanti a sé un professionista. 

Michele Messina, Comitato Prevenzione e Protezione Antincendio – Normativa AIPROS

La qualificazione professionale degli operatori di security è la mission fondamentale di AIPROS. In Italia, la qualificazione delle aziende installatrici e dei propri tecnici è stata avviata da ANIA, poiché il rapporto sinistri/premi nel ramo furti era divenuto insostenibile. L’attività è stata poi trasferita presso l’IMQ dove un apposito Comitato ha portato avanti sino ad oggi il percorso di qualificazione e certificazione. E’ indispensabile per il mercato e per la committenza poter disporre, in tempi brevi, di una norma UNI complementare al DM 37/2008 che consenta di qualificare le figure professionali del settore in maniera univoca e nel rispetto della Legge 4/2013.  

 Jean François Milone, ICMQ

Certificare la persona significa poter lavorare per la piccola impresa come per la grande azienda, significa poter lavorare all’estero: è quindi uno strumento di equità. Significa poter competere con grandi player o farsi assumere da grandi player: la preparazione è la stessa.

Francesco Simoncini, Bid & Project Systems Engineer presso Thales 

Per una multinazionale come Thales nella sua divisione Trasporti, la parte di security è sempre più centrale per gli asset, come pure la safety. In Italia le aree di safety e security si confondono (anche per mancanza di distinzione lessicale) e spesso nemmemo la legislazione riesce a seguire opportuni distinguo. Abbiamo certificato il nostro personale per partecipare alle gare ma ritengo sarebbe utile che venisse imposta: questo soprattutto nel contesto dei bandi di gara dove l’obbligatorietà di una certificazione (e di un organo di controllo) porterebbe a una maggior tutela per le aziende strutturate, ma anche per tutte quelle aziende che investono su certificazioni e formazione.



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