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Trattamento dei rifiuti: ruolo dell’industria della sicurezza

12/05/2022

di Giovanni Villarosa - Laureato in Scienze dell’Intelligence e della Sicurezza, esperto di Sicurezza Fisica per Infrastrutture, CSO e DPO, membro del comitato tecnico-scientifico del CESPIS, Centro Studi Prevenzione, Investigazione e Sicurezza

Nei numeri scorsi abbiamo parlato diffusamente di “Città Intelligenti”; ebbene, quando affrontiamo un argomento complesso come quello delle smart city non possiamo trascurare la componente ambientale (monitoraggio generale, qualità dell’aria, gestione dei rifiuti, etc), garanzia per la sostenibilità e della salute dei cittadini. Sul tema della sicurezza ambientale è molto stretto il legame che intercorre tra i settori green e digital, perché le problematiche di sicurezza (safety-security), quelle tecnologiche e quelle ambientali sono diventate ormai interdipendenti.

Sul ciclo dei rifiuti molto è stato scritto, come troppo si è legiferato, ma le criticità operative, quanto le cronicità amministrative, restano; ciò nonostante, negli ultimi anni il settore della “nettezza urbana” si è rinnovato molto, modernizzandosi grazie al sostanziale supporto arrivato proprio dal settore tecnologico, specificatamente dagli ambiti elettronico ed informatico. Di fatto, l’uso delle nuove tecniche nel dominio ICT del comparto ambientale, conosciute come digitalizzazione di “quinta generazione”, tanto per intenderci, si confermano tra le opzioni più giuste nella scelta per la gestione di tutta la filiera dei rifiuti, soprattutto efficaci nel contrasto di tutte quelle situazioni illegali legate al trattamento non conforme e ricadenti nel novero investigativo dei reati ambientali.

La tecnologia al servizio

La tecnologia in questo settore ha innovato molto, ma i mercati verticali del settore non si sono fatti trovare impreparati, anzi, hanno saputo intercettare i migliori prodotti dell’industria (software e hardware), offrendo così ai gestori pubblici/privati un ventaglio di soluzioni adeguate ai singoli bisogni e integrabili su parti terze già esistenti, necessarie ad ottimizzare i processi della filiera, migliorandone l’efficienza, ma soprattutto scalabili.

Ad esempio, si è passati dai superati sistemi cartografici 2D/3D, alla metodologia BIM (building information modelling), appunto, una tech-generation che trattando digitalmente il monitoraggio e l’elaborazione di tutte le informazioni riconducibili al ciclo rifiuti, e comparandole poi con i dati ricavati dai rilievi aerofotogrammetrici sui siti di stoccaggio, è in grado di realizzare modelli digitali dettagliati del territorio (rurale e/o urbano), funzionali, soprattutto, nello scovare le discariche abusive. Quindi, un’analisi informativa sulla geografia dei materiali raccolti, e dunque, una caratterizzazione puntuale della classe di rifiuti, da quelli comuni ai professionali, come tutti quei materiali altamente inquinanti come il litio, il piombo o i liquidi/gel solforosi contenuti nelle batterie, per dire.

L’informatica

E’ intuibile come una piattaforma digitale, nello specifico una robusta infrastruttura informatica, rappresenti lo strumento fondamentale per assicurare una certa sicurezza nel ciclo del trattamento, che va dalla raccolta/trasporto, fino allo stoccaggio e terminazione finale (compresa la trasformazione in energia nei digestori) dell’intero ciclo del rifiuto.

Un esempio ne sono i software di gestione dei processi, che hanno reso più agevole la pianificazione delle procedure di raccolta, perché analizzando variabili come le fasce orarie, i percorsi su strada, le condimeteo, indirizzano in maniera più efficiente i mezzi, ottimizzando contemporaneamente i consumi di carburante e i tempi di lavorazione.

La sensoristica

Ulteriore esempio è quello rappresentato dalla nuova sensoristica LoRa (Long Range) a basso assorbimento (su piattaforma a litio), caratterizzata dalle piccole dimensioni ma dalle grandi prestazioni, idonea a connettersi in una rete urbana IoT; device facilmente installabili all’interno dei raccoglitori dei rifiuti, monitorando in realtime il livello di riempimento, con il successivo invio dei dati al server di gestione ne pianificano lo svuotamento intelligente, migliorandone così la pulizia, ne riducono il sovraccarico batterico dovuto alle condizioni meteo sommate ai lunghi periodi di presenza del rifiuto.

E chi gestisce i rifiuti?

Chiudiamo con un ultimo spunto di riflessione: la sicurezza delle società del settore ambiente che gestiscono il ciclo rifiuti. Aziende queste che hanno delle proprie caratteristiche, peculiarità che in numerosi casi differenziano marcatamente le une dalle altre, pertanto, quando parliamo di sicurezza, nel suo insieme, chiacchieriamo di specificità vincolate alla security aziendale; un’espressione che rappresenta il baluardo della legalità, tenendo conto che la tutela di tale sostantivo, come la tutela dei beni e la protezione aziendale, è un’attività raccordata nella norma UNI 10459:2017. 

Quindi, anche qui nell’ambito strettamente “security” legato ai rifiuti, ebbene, i mercati verticali giocano nuovamente un ruolo strategico in fatto di tecnologie e prodotti per la protezione degli impianti di trattamento dei rifiuti “comuni” (umido, carta, metalli, etc), oppure in quelli di stoccaggio/trattamento classificati come “pericolosi” (liquidi/solidi, infiammabili, corrosivi, tossici, etc), proponendo sistemi dedicati alla protezione perimetrale, laddove, nel caso dei rifiuti pericolosi molto appetibili agli interessi della criminalità organizzata, è prescritto come obbligo normativo l’impegno di particolari infrastrutture tecnologiche di sicurezza integrata (controllo accessi, videosorveglianza, antintrusione, antincendio, etc), supportate da efficaci policy e procedure aziendali, quali la registrazione e/o la conservazione dei file log degli accessi, e degli eventi.



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