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Con l’AI anche l’antintrusione diventa smart

02/05/2022

di Annalisa Coviello

L’intelligenza artificiale sta prendendo sempre più piede in tutti i settori di mercato. Anche in quelli che, per tradizione e per tecnologie, sono legati all’aspetto più “fisico”, oggi devono fare i conti sempre di più con una “mente” data alle cose per gestire al meglio le funzionalità richieste. E’ il caso, come vedremo in questo articolo, anche dell’antintrusione, forse il segmento più solidamente ancorato a sensori, barriere e via dicendo, che in questi ultimi anni, invece, ha imparato a trovare grandi benefici, e ambiti di applicazione, proprio grazie all’intelligenza artificiale.

Partiamo da un esempio molto banale. C’è un qualsiasi sito che si trova in un luogo buio, oppure circondato da vegetazione o, ancora, estremamente isolato. Come proteggerlo da eventuali intrusioni? Come capire se c’è stato un allarme vero oppure, come succede spesso, falso? Certo, da tempo ai tradizionali sensori vengono affiancate le videocamere, l’occhio di un moderno sistema antintrusione, però quelle tradizionali, nei casi sopra descritti, sono in molti casi cieche o comunque hanno poca vista. Ed ecco che entra in scena una serie di dispositivi che abbiamo imparato a conoscere, in questi tempi bui di pandemia, per il rilevamento della temperatura o degli assembramenti: le termocamere.  Queste, infatti, non sono disturbate da agenti esterni e non hanno bisogno di luce, perché rilevano la cosiddetta emissività, cioè la radiazione emessa da tutte le superfici a tutti i livelli, e quindi possono veramente non solo guardare, ma “vedere attraverso”, riuscendo a discriminare perfettamente chi sia l’intruso: una persona, un animale, un elemento naturale e via dicendo. 

Deep Learning

Il vero “cuore” dell’intelligenza artificiale è una tecnologia che di solito viene abbinata alla termografia ma non solo e ha un nome già di per se evocativo: deeplearning. Grazie a degli appositi algoritmi, è in grado di gestire i dati e le immagini in modo che il sistema diventa capace di apprendere e di mettere in pratica, aspetto non trascurabile, quello che ha appreso. Tradotto in pratica, e sempre in riferimento all’analisi video, vuol dire che è possibile, ad esempio, distinguere, nel caso dell’antintrusione, l’ingresso di un essere umano. A questo punto, parte un allarme immediato- e motivato- all’operatore, ma, nello stesso tempo, possono anche essere messe in atto delle strategie dissuasive quali, ad esempio, dei lampeggiamenti o un avviso attraverso lo stesso altoparlante della telecamera. 

ROI e Integrazione

Anche dal punto di vista del ROI, se le termocamere risultano essere più costose delle telecamere ottiche, è indubbio che ne occorrano molte di meno per proteggere lo stesso tratto di perimetro: non occorre, infatti, per attivare le procedure antintrusione, che l’oggetto o la persona sia molto vicino o comunque nel raggio dell’obiettivo tradizionale. Inoltre, con le moderne tecnologie di integrazione, le termocamere possono diventare un vero e proprio sistema di allarme, il che vuol dire la possibilità di controllare, e vedere, la situazione in tempo reale e in maniera olistica, anche attraverso le APP dei dispositivi mobili. E questo discorso può valere, ovviamente, sia per la casa privata che per il colossale parco fotovoltaico, passando per musei, palazzi uffici e siti più o meno sensibili. 

Antintrusione “smart”

Non ci sono solo le termocamere, ovviamente, nel panorama dell’antintrusione “smart”. Validi per i retrofit, e non solo, oggi esistono degli appositi software che riescono a trasformare un impianto di videosorveglianza tradizionale in un sistema attivo, in grado, quindi, tramite gli stessi dispositivi che, magari, si trovano già in campo, di visualizzare gli intrusi, discriminare gli allarmi e integrarsi con gli altri sistemi per il controllo degli accessi.  Logicamente, alla base di tutto sta un’analisi video veramente “smart”, in grado di isolare gli eventi più rilevanti e di fornire agli operatori una panoramica completa sugli allarmi. Per limitarsi agli eventi più comuni che si possono verificare nell’antintrusione, quante persone sono state rilevate, se hanno delle armi, il riconoscimento del modello dell’auto e via dicendo. Le più comuni analisi video basate sull’intelligenza artificiale che si trovano nella sicurezza perimetrale sono: monitoraggio di persone e veicoli ottimizzato per l’esterno, che genera molti meno falsi allarmi rispetto al semplice rilevamento di movimento o modifica dei pixel; riconoscimento automatico delle targhe (ALPR), che semplifica le operazioni e la generazione/segnalazione dei record; e riconoscimento facciale, che può essere utilizzato come parte di sistemi di autenticazione a 2 fattori per strutture ad alta sicurezza.

E i dati!

Abbiamo parlato principalmente di video, ma l’intelligenza artificiale può essere applicata anche ai dati di tutti gli altri sensori per identificare dei modelli che devono, o non devono, generare l’allarme, evitando così tutti i “falsi positivi” che da sempre rappresentano un grosso problema nella gestione dell’antintrusione. 

Conclusioni

Siamo partiti proprio dall’esterno, dal perimetrale, e non per caso, se si considera che, secondo uno studio di Inkwood Research (www.inkwoodresearch.com) il mercato globale del perimetrale crescerà, nel 2026, fino a 38,5 miliardi di dollari.  Ma, sempre secondo gli esperti del settore, dovrebbe essere proprio questo 2022 a segnare un punto di svolta nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in tutti i settori del mercato della sicurezza. Purtroppo, il condizionale è d’obbligo, perché, messa alle spalle, o imparato a convivere, con la pandemia, magari sfruttando anche le tecnologie che sono state messe in campo per ragioni sanitarie, ora dobbiamo fare i conti con un altro dramma che certo gli analisti di economia non potevano prevedere: la guerra. Il che ci costringe sempre più a restare nel campo delle ipotesi.



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