venerdì, 3 maggio 2024

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Digitalizzazione e green: la via del PNRR

21/03/2022

di Annalisa Coviello

L’Italia è un grande cantiere, e non solo per i lavori edili legati ai vari bonus che hanno riempito le nostre città. Il celebre PNRR, che, lo diciamo per chi non lo sapesse, è un Piano Nazionale sì di Ripresa, ma anche di Resilienza - termine che abbiamo imparato a conoscere a seguito della pandemia e che significa, limitandoci alla fisica, la capacità di assorbire un urto senza rompersi - prevede, infatti, anche tutta una serie di altri interventi. La digitalizzazione e il green: queste sono le parole d’ordine per riprendersi e, appunto, assorbire l’urto senza danni. Vediamo, in questo articolo, quali sono gli strumenti e le applicazioni che si possono mettere in campo per sfruttare il coronavirus, e tutto quello che ci ha causato, per diventare un Paese migliore, almeno dal punto di vista tecnologico.

Per ciò che riguarda il green, è indispensabile che le nostre città diventino sempre più smart. In Italia sono allo studio numerosi progetti, legati proprio al mitico PNRR, per diffondere l’alta velocità ferroviaria in aree finora escluse e per elettrificare molte reti regionali con tecnologie all’avanguardia, come quella all’idrogeno. E non è solo una questione che riguarda la nostra coscienza ambientale, ma un giro d’affari che avrà, in un futuro prossimo, numeri sempre più alti: un recente studio Grand View Research ha valutato che il tasso di crescita annuale del mercato dei sistemi di trasporto intelligenti è valutato del 5,8% nel periodo 2020-2027.

AI e IoT al servizio delle smart city

In altri Paesi, intanto, alcuni progetti sono già realtà. Ve ne raccontiamo qualcuno, con le applicazioni relative. Ad esempio, l’intelligenza artificiale (AI) e l’IoT giocano un ruolo fondamentale per gestire il traffico delle grandi città, riducendo così le emissioni inquinanti.  Un esempio è il controllo dinamico o adattivo dei semafori.Di solito, la durata del verde e del rosso è statica e questo può provocare degli ingorghi o dei rallentamenti. Nei sistemi dinamici, invece, ogni ciclo del segnale viene automaticamente adattato alla situazione del traffico in quel determinato momento.  Quello che serve sono delle telecamere IP in grado di elaborare i video e di trasmettere questi metadati al sistema che controlla i segnali, stabilendo così i cicli più adatti alle singole circostanze.

Internet of Vehicles 

Un altro punto di forza per una città smart è rappresentato dai cosiddetti “bus autonomi”. Questi mezzi di trasporto, già in sperimentazione nelle capitali del Nord Europa, sono elettrici, non hanno bisogno dell’autista, ma di sicuro necessitano di una rete di telecomunicazioni più che all’avanguardia, tipo quella 5G, perché, secondo i protocolli del cosiddetto Internet of Vehicles, la latenza massima concessa è di 100 millisecondi: il veicolo, infatti, ha bisogno di interagire costantemente sia con la centrale di controllo sia con l’ambiente circostante, e questo in tempo reale…Vale la pena ricordare che l’espansione della rete 5G è uno degli obiettivi previsti dal PNNR italiano. 

Digitalizzare la PA

E passiamo dal green alla digitalizzazione, anche se i due ambiti sono strettamente connessi. Uno dei “goal” del nostro Piano è proprio la digitalizzazione della pubblica amministrazione.  Ma ci sono dei settori in cui l’IoT da tempo è trainante in questa direzione. Ad esempio, l’ambito industriale. Si parla apertamente di quarta rivoluzione per ciò che riguarda l’ingresso sempre più massiccio dell’Internet of Things nei processi di produzione. E la pandemia, in questo caso, ha fatto da traino, perché le aziende hanno cercato quasi ovunque di ridurre al minimo il numero di persone negli stabilimenti e in altri luoghi di lavoro per ragioni di sicurezza. Nel secondo trimestre del 2021, ad esempio, il Giappone ha registrato un aumento del 13% nell’esportazione delle soluzioni robotiche. 

Sensori a basso costo

Le vere killer applications nel campo della digitalizzazione, in tutti i settori, restano però i sensori a basso costo, la connettività e il cloud. Se dobbiamo scontare, in questo periodo, la scarsa disponibilità del materiale elettronico, e quindi forniture ritardate o a singhiozzo, non c’è dubbio che la tecnologia, nonostante il coronavirus, abbia fatto i proverbiali passi da gigante.  Se, fino a solo qualche anno fa, il costo era un ostacolo arduo alla fattibilità delle implementazioni IoT, oggi si parla di “tecnologia di massa” grazie alla diffusione di reti LPWAN (Low Power Wide Area Network) e dei dispositivi a esse connessi. Queste reti, infatti, offrono basso consumo, costi ridotti e, nello stesso tempo, quell’ampia portata che consente di supportare le applicazioni M2M e IoT. 

Il problema dei dati

Uno dei problemi legati all’utilizzo dei dispositivi IoT riguarda il grande numero di dati che viene generato, che sono peraltro indispensabili per prendere le decisioni migliori e in tempo reale. Non ha senso investire nell’analisi dei dati se non si ha, prima, la capacità di raccoglierli. La tecnologia che sembra risultare vincente in questo contesto è quella dell’edge computing: si tratta di un modello di calcolo distribuito con cui l’elaborazione dei dati avviene il più vicino possibile a dove questi stessi dati vengono generati, in modo da ridurre i problemi di latenza, larghezza di banda, affidabilità, sicurezza e privacy. 

AioT

Al giorno d’oggi, l’intelligenza artificiale è abbastanza comune nel settore della sicurezza e si stanno creando della applicazioni che non riguardano solo i “massimi sistemi”, ma, per esempio, soluzioni che vediamo applicate in quella che è diventata, purtroppo, la nostra nuova normalità, come il controllo della temperatura o il rilevamento dei dispositivi di protezione individuale (DPI). La combinazione di AI e IoT, o come viene chiamato, AIoT, sta portando il settore della sicurezza a un livello più alto, automatizzando i flussi di lavoro e aiutando la trasformazione digitale di vari settori verticali come energia, logistica, produzione, vendita al dettaglio, istruzione, assistenza sanitaria. Un solo dispositivo, oggi, riesce a svolgere una molteplicità di funzioni che, in passato, richiedevano più apparati. E tutto è in continua evoluzione. 

In conclusione

Certo, la pandemia da coronavirus, tra le tante cose, ha rivelato una grande debolezza nella struttura e nell’organizzazione delle reti, problemi con cui ci siamo scontrati tutti, soprattutto con lo smart working e la didattica a distanza. Ed è per questo che i vari Piani insistono sul potenziamento delle reti di comunicazione. Per riprenderci ed essere resilienti, avremmo in mano delle buone carte. Resta da vedere come ci giochiamo la partita e quanto riusciamo a convertire quella che è stata una catastrofe mondiale in nuove opportunità per tutti. 



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