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Smart grid: quando è lo stesso utente a produrre energia

19/01/2022

di Annalisa Coviello

Ce ne siamo, purtroppo, accorti tutti: per aziende, negozi e case, il costo dell’energia elettrica, negli ultimi mesi, è notevolmente aumentato. Il Governo ha attuato, e sta mettendo in campo, una serie di interventi per aiutare i cittadini e gli imprenditori in un momento così particolare, nel quale l’intero Paese, in misura maggiore o minore, ha subito le conseguenze economiche della pandemia. Meglio che niente, di certo, ma per abbattere significativamente i costi delle materie prime in un settore, quale quello energetico, che risulta così strategico, è oggi indispensabile una decisa virata verso scelte, e soluzioni, che siano davvero “smart”, e che consentano di utilizzare l’energia solo dove, come e quanto serve effettivamente. 

Qualche anno fa, e sembrano mille, prima che la nostra vita, personale ed economica, venisse stravolta dal coronavirus, si incominciava a parlare, e non solo a livello di esperti, ma anche di politici e di tecnici, delle “smart grid”, o reti intelligenti. E in alcuni lodevoli casi si era anche passati dalle parole ai fatti. L’interazione tra la produzione e il consumo, oggi, è ormai diventata una necessità imprescindibile, per ragioni di sostenibilità ambientale (che dovrebbe essere, ma sappiamo bene che non sempre è così, la causa principale) e per motivi, oggi, prettamente economici. Inoltre, altro aspetto non certo trascurabile, nelle nostre città che hanno intrapreso sempre più un cammino verso lo “smart”, una gestione intelligente dell’energia è una delle prerogative principali.

L’energia in Italia

Prima di vedere come funziona, sul campo, una rete elettrica intelligente, è indispensabile esaminare brevemente la situazione attuale del sistema dell’energia, in Italia come nel resto del mondo. Così, un po’ per “dummies”: ci sono le centrali di produzione, di solito poche, che, attraverso la rete di trasmissione, distribuiscono a tantissimi utenti, pubblici o privati, il “carburante” per alimentare tutto. E questi utenti sono, appunto, dei semplici “ricevitori”, che non interagiscono in alcun modo con il processo, ma si imitano a consumare. Insomma, un’organizzazione molto centralizzata e unidirezionale. 

Consumatore attivo

Oggi, invece, la direzione che si sta prendendo è tutt’altra. L’utente, il consumatore, può diventare “prosumer”, parola che è un mix dei due termini producer e consumer, nel senso che diventa a sua volta fonte di energia e, in questo contesto, giocano un ruolo fondamentale proprio le “smart grid”, le reti di distribuzione, che devono, appunto, integrare le azioni di tutti i player connessi e gestire le forniture nel modo più adeguato e secondo le reali esigenze.  Si passa, così, ad un’architettura che diventa distribuita e pluridirezionale. Nelle smart grid, oltre che la distribuzione, gioca un ruolo primario proprio l’informazione ed è per questo che si parla di “intelligenza”: questo vuol dire, ad esempio, “raccogliere” l’energia da tutte le fonti connesse, comprese quelle rinnovabili, evitare i sovraccarichi, ma anche “prendere”, quando disponibili, tutti i surplus che provengono proprio dai “prosumer” anche piccoli, tipo le utenze domestiche o commerciali. 

Smart grid

Vediamo quindi nei dettagli come può essere composta una smart grid “tipo”: ovviamente, ci sono delle differenze a seconda delle dimensioni e delle tecnologie utilizzate. La base è costituita dai contatori intelligenti, che di solito sono wireless, autoricaricabili e facili da installare e da utilizzare per utenti non di necessità “elettrici”. Ci sono poi i gateway, che servono a trasmettere i vari tipi di comunicazione. Salendo di livello, una rete intelligente non può non avere una piattaforma cloud, che consente la visualizzazione in tempo reale dei dati di consumo e le condizioni di tutti i dispositivi, nonché i dettagli di ogni singolo oggetto che si trova sulla rete stessa. Ma il vero “cuore” di una smart grid sono gli applicativi, che servono per la gestione dell’elettricità, della capacità contrattuale, in modo da calcolare la richiesta di energia in tempo reale, per rilevare le anomalie, di solito con sistemi di arresto in caso di emergenza e notifiche di avviso, per le diagnosi di invecchiamento dei dispositivi ed eventuale necessità di sostituzione, per analisi dell’attivazione dei singoli strumenti in campo e del consumo elettrico durante le differenti modalità di utilizzo. E questi sono solo alcuni esempi.

Nel mondo

Secondo l’ultimo rapporto pubblicato da IDC, nel 2023 la spesa globale per le iniziative sulle città intelligenti raggiungerà i 189,5 miliardi di dollari. E fra le priorità di investimento, ci sono proprio le smart grid e i contatori intelligenti. Questa non è una novità, perché in tutto il mondo ci sono sempre più installazioni di reti “smart”: nell’ormai lontano 2018, la Thailandia, ad esempio, aveva iniziato un progetto pilota nelle regioni del NordOvest, utilizzando proprio le smart grid e fonti totalmente rinnovabili.  Ma la vera rivoluzione di questi ultimi tempi sono le mini smart grid, che, in pratica, possono essere applicate anche sulle utenze domestiche, e che consentono di gestire in modo intelligente l’energia, mettendo anche in rete il surplus, tramite il monitoraggio e l’analisi in tempo reale. In piccolo, in pratica, vengono utilizzati gli stessi sistemi delle reti ben più grandi progettate per le nostre città e metropoli. Insomma, le reti intelligenti possono contribuire in maniera veramente significativa a ridurre i consumi, e quindi le emissioni di gas serra: sono grid non solo smart, ma anche green e cheap…il che, in questo periodo di crisi, non guasta.

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