sabato, 18 maggio 2024

Interviste

Tra integrazione e biometria, come cambia il controllo accessi

Intervista a Gabriele Roda, responsabile commerciale di Plexa

27/09/2019

In quale direzione sta andando il mercato italiano del controllo accessi? Quali i più probabili sviluppi della diffusione dei dispositivi mobili e delle tecnologie biometriche? Secsolution ha raccolto le riflessioni di Gabriiele Roda, responsabile commerciale di Plexa, l’azienda italiana con oltre 40 anni di esperienza nel settore del controllo accessi.

Che giudizio dareste del mercato italiano del contro degli accessi e perché?

Il mercato italiano del controllo accessi in questo momento è indubbiamente in una fase di profonda evoluzione. Da una parte molte aziende iniziano a percepire il controllo degli accessi non più come un mero “costo”, ma come una sorta di polizza assicurativa che copre le aziende e i loro responsabili da rischi ben più gravi (anche di natura penale), nei quali potrebbero incorrere nel caso di violazioni alla propria struttura. Parallelamente anche gli utenti stanno prendendo consapevolezza di quanto sia importante essere tutelati, e accettano sempre più di buon grado sistemi che controllino l’accesso a determinate strutture o aree.

Riteniamo che il mercato italiano abbia ancora forti margini di crescita, soprattutto perché sempre più sentita l’importanza dei dati rilevati dai sistemi di controllo accessi.

Il DDL concretezza, approvato a giugno 2019, stabilisce che nella PA è possibile fare uso di “sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza degli accessi, in sostituzione dei diversi sistemi di rilevazione automatica attualmente in uso”. Avete in previsione di sviluppare tecnologie e applicazioni biometriche? Con quale tecnologia biometrica portante (impronta, iride, mano, polso)?

Da anni abbiamo già pronti dispositivi per il controllo accessi che utilizzano la biometria di riconoscimento del volto, una tecnologia sicura e con altissima precisione che arriva al 98%. L’interpretazione della normativa sulla privacy italiana non ha sicuramente aiutato nella diffusione di questa tecnologia e il sistema non ha avuto il successo che si meritava. I costruttori di smartphone hanno da qualche tempo sdoganato questa tecnologia rendendola disponibile a chiunque per controllare l'accesso al proprio dispositivo. Secondo noi questa è la soluzione migliore in termini di praticità, economicità e sicurezza, oltre ad essere l’unica, per ora, che consenta un riconoscimento biometrico non invasivo e no-touch.

Pur avendo tutt'ora in catalogo soluzioni di controllo accessi e di gestione delle presenze dotate di dispositivi biometrici classici, crediamo che ci sia ancora molto lavoro da fare in Europa. Stiamo osservando una naturale tendenza evolutiva, quella di delegare allo smartphone (o ad altri dispositivi nel caso di specifiche applicazioni) la funzione di identificazione, mentre la funzione di controllo accessi viene successivamente erogata grazie al rilevamento del dispositivo stesso su cui l'utente si è appena identificato. Questo è valido sia nel campo del controllo degli accessi che in altre applicazioni specifiche; piuttosto che avere un unico terminale che effettua identificazione e controllo accessi, gli utenti iniziano a preferire queste due funzioni separate.

Qualche anno fa l'uso di dispositivi mobili al posto di badge e transponder sembrava la “killer application” nel controllo degli accessi: la realtà di mercato conferma questa previsione? Quale tecnologia o applicazione potrebbe far decollare questo segmento industriale?

Stiamo chiaramente andando in quella direzione. Ormai lo smartphone è stato eletto di fatto come l’unico telecomando delle funzioni della nostra vita sociale, soppiantando dapprima le macchine fotografiche, poi i lettori MP3, i camcorder, i navigatori GPS e in parte anche i personal computer. Oggi iniziamo a vederlo soppiantare anche le carte di credito, i contanti e le chiavi di casa, e tra non molto questo diventerà la normalità per la maggior parte delle persone. Tuttavia, vedo anche un grosso rischio nel delegare ad un unico dispositivo il controllo di tutti i nostri beni; noi, come anche gli altri principali produttori di sistemi di controllo accessi, ci stiamo impegnando per capire come poter garantire l’accesso in casa propria anche nel caso in cui il dispositivo venga smarrito o compromesso.

L’integrazione degli accessi nei sistemi di allarme (antintrusione, antincendio ecc.) potrebbe dare nuovo impulso al mercato?

In generale l'integrazione dei sistemi è sempre ben vista. Gli utenti meno esperti possono apprezzare la semplicità di poter fare più cose con un unico impianto, mentre quelli più esperti possono integrare maggiori tecnologie per ottenere un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti. Anche noi abbiamo sviluppato diversi componenti, sia hardware che software, per poter interfacciare i nostri sistemi di controllo accessi a dispositivi antintrusione, apparati di notifica o sistemi evoluti di elaborazione delle informazioni, come ad esempio la gestione del personale o la gestione della produzione. L'integrazione degli accessi nei sistemi di allarme è certamente un fatto positivo perché finalmente il controllo accessi viene percepito non più come un costo fine a sé stesso, ma come una funzione necessaria a proteggere i propri asset. D'altra parte, gli utenti più evoluti sono consapevoli che il controllo accessi è vitale per la propria struttura e quindi in molti casi è meglio tenerlo separato da altri sistemi per evitare l'effetto "single point of failure", ovvero il rischio di non poter essere in grado di utilizzare le strutture a causa, ad esempio, di un guasto ad un citofono.

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